Gennaro Andele

L’effetto dello stop al taglio delle accise inizia a farsi sentire: i prezzi dei carburanti sono in aumento, con la benzina in self service che supera quota 1,8 euro e il gasolio che vola verso 1,87, mentre sul servito»siamo poco sotto i 2 euro per la benzina (1,95 euro/litro) e già oltre per il gasolio (2,02 euro/litro).

Agli effetti dell’addio al taglio delle accise, si aggiunge il rialzo dei listini di fine 2022 che ha portato a un aumento di circa 2 centesimi al litro. Per quel che riguarda le accise, dal primo gennaio 2023 si è tornati al ripristino delle aliquote precedenti al 21 marzo 2022, il che si traduce in un incremento di 18,3 centesimi al litro su benzina e diesel e di 3,4 centesimi al litro sul Gpl.

Secondo i dati la benzina self service è a 1,803 euro/litro (+71 millesimi, compagnie 1,807, pompe bianche 1,791), il diesel a 1,865 euro/litro (+71, compagnie 1,868, pompe bianche 1,855). La enzina in modalità servito è a 1,951 euro/litro (+62, compagnie 1,986, pompe bianche 1,869), il diesel a 2,015 euro/litro (+62, compagnie 2,048, pompe bianche 1,931). Mentre il Gpl servito è a 0,791 euro/litro (+11, compagnie 0,801, pompe bianche 0,777), il metano servito a 2,394 euro/kg (+45, compagnie 2,394, pompe bianche 2,395) e il Gnl a 2,443 euro/kg (+102, compagnie 2,483 euro/kg, pompe bianche 2,404 euro/kg).

Le cause dell’aumento dei prezzi della benzina e del gasolio vengono comunemente attribuite alla guerra in Ucraina. Ma il costo del carburante aveva iniziato ad aumentare ben prima dell’invasione russa del 24 febbraio 2022, che tuttavia ha ulteriormente aggravato la situazione. Tra i fattori che hanno determinato l’impennata dei costi di diesel e benzina c’è l’aumento del prezzo del Brent, cioè il petrolio estratto nel Mare del Nord.

La corsa del prezzo del greggio nel 2021 è stata una conseguenza del rimbalzo dell’economia post Covid, che è stato molto forte a fronte di un’offerta di gas, petrolio e carbone ridimensionata dai tagli degli investimenti iniziati negli anni precedenti. Nel corso del 2022 invece all’aumento iniziale del prezzo del petrolio è seguita una fase di ribasso frutto anche della strategia Zero Covid cinese. Pechino infatti è il primo importatore di greggio al mondo. Per il 2023 gli esperti si attendono nuovi rialzi delle quotazioni.

La riduzione delle accise sui carburanti è stata introdotta per la prima volta a marzo 2022. Il governo Draghi aveva ridotto le accise sulla benzina da 73 centesimi di euro al litro a 48 centesimi al litro, quelle sul gasolio da 62 centesimi a 37 centesimi al litro e quelle sul Gpl da 27 centesimi a 18 centesimi al chilo, inizialmente solo dal 22 marzo al 21 aprile. La misura poi è stata sempre riconfermata fino al 18 novembre 2022.

Anche il governo Meloni inizialmente aveva prorogato questo intervento fino al 31 dicembre 2022, ma per il mese di dicembre ha ridotto lo sconto a 15 centesimi al litro (e non più 25) su benzina e gasolio e a 5 centesimi al chilo (e non più 9) sul Gpl.

Il governo ha scelto di non confermare il taglio delle accise per ragioni di budget oltre che per scelte politiche, che lo hanno spinto a privilegiare altri interventi.

Si tratta infatti di un provvedimento costoso: per coprire lo sconto da marzo a dicembre ci sono voluti circa 7 miliardi di euro.

Inoltre negli ultimi mesi del 2022 il prezzo del petrolio è sceso rispetto ai picchi che avevano spinto il governo Draghi a tagliare le accise.


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