Andrea Ricciardi

Cosa fare se il commerciante non accetta il Pos: dopo che finalmente sono entrate in vigore le sanzioni per i commercianti che non accettano pagamenti con carta di credito e bancomat, purtroppo non mancano i commercianti (ma anche artigiani e liberi professionisti) che cercano in tutti i modi di sottrarsi ai pagamenti elettronici.

E’ utile ricordare cosa dice la legge: “i soggetti che effettuano l’attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali, sono tenuti ad accettare anche pagamenti effettuati attraverso (carte di pagamento, relativamente ad almeno una carta di debito e una carta di credito); tale obbligo non trova applicazione nei casi di oggettiva impossibilità tecnica”.

In queste poche righe troviamo alcune risposte alle domande più frequenti: partendo da qui, è il caso di ribadire che (a parte l’impossibilità tecnica, che dovrà essere comunque “oggettiva” e quindi dimostrabile dall’esercente), l’obbligo di mettere a disposizione il pagamento con carta non tollera alcuna eccezione.
Quindi alla domanda se l’obbligo di accettare il Pos valga anche per le sigarette, per i valori bollati, per il gratta e vinci, per la ricarica telefonica, per l’acquisto di un giornale, per pagare il taxi o anche solo un caffè, la risposta è molto semplice: non ci sono eccezioni!

Anzi, con l’entrata in vigore delle sanzioni chi rifiuta il pagamento con moneta elettronica rischia una multa di 30 euro più il 4% della transazione rifiutata.

Non solo: ricordiamo che sono illegali eventuali limiti di spesa ad esempio quando il negoziante scrive: “acquisto minimo 15 euro”.

E pure ogni maggiorazione di pagamento per l’uso di determinati strumenti di pagamento, ad esempio: “50cent per pagamenti con carta.”

Il più delle volte, dobbiamo dirlo, il rifiuto del pagamento con carta di credito e bancomat riguarda le micro-transazioni cioè acquisti di piccolo importo e questo perché l’esercente non ha nessuna intenzione di pagare le commissioni bancarie se il suo margine di guadagno è già basso.

Anche in questo caso si tratta di una violazione dei diritti dei consumatori, ma se non avete voglia di mettervi a discutere (minacciando di chiamare la Guardia di Finanza) una soluzione ci sarebbe: ricorrere a quegli strumenti di pagamento che non hanno costi di gestione (né per chi paga, né per chi vende).

Ci sono app che servono principalmente a questo, non hanno bisogno di collegarsi ad un conto corrente e permettono di acquistare nei negozi, effettuare ricariche telefoniche e scambiare denaro con gli amici.


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