Giovanni Napoletano

Il 1° luglio 2021, in pompa magna, il Ministero dello Sviluppo economico annunciò il varo del Decreto operativo per il Bonus Terme, un incentivo che da 200 euro a chi volesse fare cure termali, sulla base di 53 milioni stanziati dal Governo per favorire la ripresa del settore termale e dei sistemi turistici collegati, mediante un sostegno alla domanda.

L’incentivo ha avuto un grandissimo successo ed è stato considerato una “best practice”, tanto da essere stato ripreso anche da altri Paesi europei.

È stato proprio il successo a generare i guai: sono più di 1 milione gli Italiani che hanno richiesto il Bonus Terme l’ 8 novembre 2021, giorno in cui è stato dato il via alle prenotazioni.

Numeri totalmente inattesi dal Mise e da Invitalia, la cui piattaforma è andata subito in crash: i bonus assegnabili erano 250.000 e il 9 novembre, quando il sito è ripartito (zoppicando), sono andati esauriti in 3 ore.

Il famoso Decreto del Mise prevedeva 60 giorni per attivare il Bonus e 45 giorni per fruirne; subito le associazioni di categoria hanno scritto urbi et orbi che i termini erano molto stretti e che il successo della norma aveva generato una concentrazione di utenti impossibile da soddisfare, dovendo essere attivati tutti i Bonus entro l’8 gennaio, pena la decadenza.

A questo si è aggiunta la ripresa del COVID, che ha limitato gli accessi e spaventato molte persone.

Il risultato?

Ad oggi, 8 Gennaio 2022 almeno la metà dei bonus non saranno utilizzati e 150.000 italiani rimarranno fregati.

A nulla sono valse le richieste delle associazioni e degli utenti di ottenere una proroga del Bonus, che non comportava alcun costo per le casse dello Stato.

Insomma, da incentivo Top è diventato incentivo Flop.

Tutti incazzati, tranne Invitalia, che farà ripartire un’altra assegnazione, incassando altri soldi di commissione.


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