Genny Manfredi

Purtroppo è proprio così, ma, se può consolarla ed aiutarla a non sentirsi solo nella ingiusta discriminazione, sappia che non si tratta dell’unica distorsione sistemica del decreto legge 4/2019 (Istituzione del Reddito di Cittadinanza): un mio amico, anch’egli quarantenne, disoccupato e separato, vive da solo, ma non ha, comunque, i requisiti per ottenere il reddito di cittadinanza: infatti è proprietario di una casa assegnata alla moglie ed ai figli in sede di separazione giudiziale. E quindi, non vivendo nell’abitazione di proprietà, questa gli genera un reddito (virtuale) ai fini ISEE che gli impedisce di fare domanda per il reddito di cittadinanza, anche se di soldi veri non percepisce nemmeno un cent ed anche se, per ripararsi dalle intemperie e non andare a vivere sotto i ponti, deve pagare un affitto perché non può rientrare a vivere nella casa di sua proprietà occupata da moglie separata in base alla sentenza del giudice. Questo, beninteso, a detta del CAF di sua fiducia, mentre secondo noi egli possiede tutti i requisiti per ottenere il Reddito di Cittadinanza (RdC) dal momento che detiene solo la nuda proprietà della casa familiare, assegnata dal giudice alla moglie separata. Casa che, quindi, non produce alcun reddito ai fini ISEE, anche se il nudo proprietario, in quella casa, non vi risiede.

A lei, per risolvere il problema, avendo un’età superiore ai 26 anni, basterà cambiare residenza andando a vivere, per esempio, in un qualsiasi monolocale concessole in comodato o in affitto (il reddito di cittadinanza aumenta fino a 280 euro/mese in caso di titolarità, per il beneficiato, di un contratto di locazione registrato presso Agenzie delle Entrate.


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