Andrea Ricciardi

L’idea c’è: togliere dalla bolletta elettrica il pagamento del Canone Rai, d’altronde è stato promesso all’Europa di rimuovere il requisito per i fornitori di riscuotere oneri non collegati al settore energetico.

Tradotto: nell’ambito della liberalizzazione del mercato elettrico, il Canone obbligatorio per la tv di Stato non andrà più pagato alle aziende.

Il governo lo ha scritto nero su bianco nel Pnrr, come ha chiesto l’Europa nell’ambito della concorrenza, e la questione, potrebbe essere affrontata nel prossimo disegno di legge sulla concorrenza sui cui l’esecutivo sta lavorando e che potrebbe arrivare presto in Consiglio dei ministri.

La nuova norma prevederebbe la cancellazione dalla bolletta elettrica del pagamento del Canone Rai: oggi si tratta di 9 euro al mese per 10 mesi, pari a 90 euro.

La novità fu inserita nella Legge di stabilità del 2015 dall’allora governo Renzi che ridusse la tassa a 90 euro l’anno e dal luglio 2016 viene applicata a tutte le forniture di energia elettrica legate alla casa di residenza anagrafica.

La misura fu decisa per combattere l’evasione dell’imposta che infatti in pochi mesi crollò dal 30% al 4%.

Ma averne affidato la riscossione alle aziende fornitrici di energia elettrica rientra, secondo l’Europa, in quegli «oneri impropri» non legati ai costi e alla fornitura dell’energia elettrica. Tutto da rifare dunque? Non ancora.

La modifica potrebbe non essere così immediata. Il governo dovrà infatti prima valutare come tornare a riscuotere quell’imposta che dopo l’intervento del 2015 ogni anno porta nelle sue casse circa 1,7 miliardi. Ma l’idea nella maggioranza di governo circola e non viene esclusa l’ipotesi di un intervento, anche se non immediato.

Nel frattempo, procede il lavoro sulla riforma della concorrenza, prevista tra le altre cose nel Pnrr, ma il ddl potrebbe slittare ad agosto se non alla fine della pausa estiva, vista anche la grande quantità di temi da affrontare che vanno dalla liberalizzazione del mercato dell’energia ai farmaci alle concessioni delle aree demaniali portuali (ma resta ancora una volta fuori il tema delle spiagge), dalle procedure per l’autorizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti alla distribuzione dei farmaci, fino ai criteri di scelta della dirigenza medica.

Dovrebbe restare fuori invece il riordino dei servizi pubblici per i quali il governo prevederebbe un’apposita delega.


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