Loredana Pavolini

Nessuno può impedire al creditore di chiedere ed ottenere (se ci sono i presupposti, ovvero crediti insoluti liquidi, certi ed esigibili) un decreto ingiuntivo nei confronti del debitore inadempiente.

Il problema è capire a cosa possa servire quel decreto ingiuntivo: nel caso specifico il creditore, forse, riuscirebbe ad ottenere, per un breve periodo, il 20% dell’importo relativo alla NASpI mensile eccedente il minimo vitale (l’indennità di disoccupazione è stata equiparata dalla Consulta ad una misura previdenziale, in pratica, ad una pensione).

Considerando che ad oggi il minimo vitale è pari a 690 euro, tutta la procedura, a fronte delle spese di esecuzione sostenute, consentirebbe al creditore procedente con azione esecutiva di pignoramento della NASpI di portare a casa 22 euro circa al mese per il tempo di erogazione dell’indennità. Un recupero crediti coattivo assolutamente non conveniente.

O anche, il creditore insoddisfatto potrebbe procedere al pignoramento del conto corrente o di una carta prepagata intestata al debitore inadempiente, anche rischiando il pignoramento infruttuoso.

Di solito, prima di spendere inutilmente soldi per l’avvio di un’azione esecutiva, il creditore insoddisfatto valuta attentamente le possibilità di successo nel pignorare beni e/o redditi del debitore inadempiente.


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