Giuseppe Pennuto

Di solito, prima di sostenere l’esame teorico della patente, bisogna sottoporsi ad una visita oculistica che chiarisce gli oneri dell’automobilista in caso di problemi di vista, come ad esempio l’obbligo di portare gli occhiali o simili.

Esiste una parte di guidatori che è daltonica: circa 2 milioni di persone.

Si tratta di una condizione in cui si ha un’alterata percezione dei colori.

Non tutte le forme di daltonismo sono uguali, ma dipende dalla sensibilità nella percezione di almeno uno dei colori primari rosso, verde e blu. Se l’anomalia riguarda il blu e il giallo viene definita tritanopia.

Se la confusione dei colori è verso il verde-rosso, il difetto si chiama protanopia o deuteranopia: il 90% dei daltonici soffre di queste ultime due.

Ma come viene visto il daltonismo per il conseguimento della patente?

Apparentemente, i daltonici potrebbero avere difficoltà a distinguere i colori della segnaletica e magari anche le luci del semaforo.

Ma sfatiamo questo mito: i daltonici sanno quando il semaforo cambia colore per il posizionamento delle luci.

Inoltre, ad esempio, la luce rossa sui semafori moderni è più grande rispetto al giallo e al verde, quindi è facilmente riconoscibile.

Quindi i daltonici in Europa, per legge, possono guidare qualsiasi veicolo dunque possono sostenere l’esame per qualsiasi tipo di patente in ambito non lavorativo.

Tuttavia, però, c’è una condizione da rispettare.

Il codice della strada italiano prevede che si debba superare un test sul daltonismo per ottenere la patente e poterla rinnovare.

Alla fine, è il medico esaminatore della Motorizzazione o della scuola guida a decidere se concedere l’abilitazione: di solito, si ha l’ok per le patenti non lavorative.

In concreto, se i daltonici vedono il rosso lo vedono giallo, si stopperanno al giallo, basandosi sulla posizione della luce.

Basta, però, consultare le normative 2006/126/CE e 2009/113/CE per capire esattamente il contrario.

Leggendo l’allegato III appare chiaro che la certificazione dei requisiti così descritta esclude la valutazione del senso cromatico, mentre include altri parametri, come acutezza visiva, campo visivo, visione crepuscolare, sensibilità all’abbagliamento e al contrasto, diplopia e tutte quelle funzioni visive che possono compromettere la guida sicura, ma non viene fatta menzione alcuna delle discromatopsie.

Alcune di queste verifiche risultano anche “complesse” in quanto sono necessarie strumentazioni particolarmente costose e addetti specializzati.

In alternativa per facilitare il tutto, gli automobilisti in questione potrebbero usufruire di occhiali per daltonici che aiutano a limitare i difetti legati all’alterazione del colori.

Quindi, al momento, c’è questa “confusione” tra le normative: la direttiva europea non parla affatto di daltonismo come menomazione, tuttavia i daltonici devono, in Italia, effettuare una sorta di test affidato alla soggettività del medico e non c’è una misura “oggettiva” in grado di stabilire se si è idonei oppure no.

I daltonici potrebbero riscontrare difficoltà con la paletta nei cantieri in quanto essa ha una facciata verde e una rossa, senza alcuna differenza tra le due. In quel caso, il guidatore agirà in base al comportamento del personale del cantiere.

Si arriva a riconoscere la forma di daltonismo attraverso il test di Farnsworth: la persona viene posta di fronte a 100 dischetti, che dovrà poi collocare secondo un ordine logico. Un altro test utilizzato si chiama test di Ishihara. In questo caso, le tavole sono piene di cerchietti di colore diverso, ma con la stessa luminosità.

Il soggetto deve riconoscere i numeri che, risultando evidenti a chi ha un normale senso cromatico, sono difficili (oppure impossibili) da riconoscere per chi non vede perfettamente i colori. Se non si passa il test ce n’è un altro, quello delle matassine di lana colorate: bisogna percepire con esattezza le sfumature, e assegnare il nome giusto alle tinte.


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