Piero Ciottoli

Il ragionamento che, forse, ha sviluppato la coppia acquirente (e chi li assiste) è il seguente: presentata la proposta di acquisto e versata la caparra confirmatoria (con l’impegno di dover anche riconoscere un anticipo sul corrispettivo dovuto alla società di mediazione che ha messo in contatto acquirente e venditore) il rogito sarà fissato a qualche mese, come di solito avviene, anche solo per dare all’acquirente il tempo materiale di raccogliere i fondi necessari all’acquisto e/o chiedere un mutuo alla banca.

Orbene, posto che nel frattempo (fra la sottoscrizione della proposta irrevocabile di acquisto e quella del rogito notarile) il proprietario passi a miglior vita, si creerebbe un possibile contenzioso con i coeredi, alcuni dei quali, magari, potrebbero non voler più vendere l’immobile non risultando impegnati qualora la proposta irrevocabile di acquisto venisse accettata dal solo attuale proprietario.

La coppia acquirente si troverebbe, così, ad aver anticipato denaro (parte del quale – tipicamente quello corrisposto all’agenzia immobiliare – difficilmente tornerebbe indietro) trovandosi pure, eventualmente, senza casa dopo aver, ad esempio, comunicato disdetta (semestrale) dal contratto di locazione per l’appartamento in cui vive (oppure dopo aver avviato la vendita della casa di proprietà).

Certo, i coeredi dovrebbero restituire il doppio della caparra, ma quando si tenta di acquistare una casa si punta a tutelarsi, per quanto possibile, al fine di trovare una sistemazione logistica, non per lucrare un importo pari alla caparra confirmatoria versata (oppure per incardinare una causa civile per risarcimento danni con esito incerto riguardo l’importo e comunque con pronuncia giudiziale lontanissima nel tempo).

Infine, se il prezzo della transazione è conveniente, chi compra, con la firma di consenso dei legittimari, punta a tutelarsi anche da una eventuale futura azione degli stessi per circonvenzione di venditore incapace (succede più spesso di quanto si creda).


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