Giovanni Napoletano

Sicuramente il coronavirus ha influito molto sui prezzi di vari prodotti alimentari e non ma in alcune città i rincari si sono fatti sentire di più: è stata stilata una sorta di classifica con le città più care ossia le città in cui attualmente la spesa alimentare ha un costo più elevato rispetto al periodo pre-covid.

entre l’Italia e la gran parte delle città sono in deflazione gli unici beni che non hanno subito contrazioni nelle vendite, nemmeno durante l’emergenza Covid, ossia quelli alimentari, hanno subito pesanti rincari.

Le due città in cui i prezzi sono aumentati maggiormente sono Caltanisetta e Perugia, rispettivamente con un +5,7% e +4,6%, mentre Parma è la città dove il risparmio è assicurato. Alcuni aumenti anche a Bolzano, Napoli, Perugia, Trento, Ancona e Torino.

A livello regionale sono Umbria e Lazio le due regioni dove si sono registrati più aumenti di poco meno in Campania, Trentino, Calabria e Piemonte.

Numeri alla mano, mediamente, il costo della spesa per una famiglia è rincarato di 134 euro che diventano 159 per i nuclei di 3 persone e di 181 euro per quelli da 4.

L’Italia è in deflazione non solo per il calo dei beni energetici ma per via della grave crisi economica. I consumi non ripartono, nonostante il lockdown sia finito.

Ma il dato non deve trarre in inganno. Le spese obbligate, non rinviabili, come quelle del carrello della spesa, continuano a pesare sulle tasche degli italiani, anche se in attenuazione rispetto a maggio.

Già alcune settimane fa si era parlato di rincari su alcuni voci di spesa come le bollette luce e gas.

Dal primo di luglio, infatti, le tariffe sono aumentate andando ad incidere nuovamente nel portafoglio degli italiani.

Di contro la benzina e il diesel sembrano ora non costare molto ma a ridosso delle partenze di agosto la situazione potrebbe cambiare.


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