Il bonus Covid 600 euro rischia di creare una discriminazione tra lavoratori autonomi e liberi professionisti “malati” che prendono la pensione d’invalidità: Secondo le associazioni Fish, Uniamo, Ail, Fand e Favo il bonus di 600 euro per i professionisti presenta in sé una grandissima discriminazione nei confronti dei lavoratori “non sani”.
I soggetti che per il solo fatto di essere titolari dell’assegno ordinario di invalidità (AOI), che spetta in funzione dei contributi versati e della condizione di disabilità, non possono presentare domanda per ricevere il bonus di 600 euro.
Diversamente, gli autonomi e liberi professionisti che presentano particolari patologie per cui rientrano tra i cd. “invalidi civili”, è esclusa ogni incompatibilità con il predetto bonus.
Il Decreto Cura Italia stabilisce che l’indennità di 600 euro spetta per lavoratori autonomi e professionisti iscritti in via esclusiva alla Gestione Separata INPS o delle Casse Professionali e, anche se il bonus spetta ai percettori di invalidità civile, non spetta in caso di assegno ordinario di invalidità (considerata come pensione in quanto calcolato sui contributi effettivamente versati).
Le associazioni che hanno sollevato il problema fanno presente che questo rappresenta una discriminazione nei confronti dei lavoratori “non sani”. Lo strumento, quindi, erogato in maniera discriminatoria penalizza i lavoratori più fragili, in quanto invalidi, .
Quindi, l’una tantum è prevista per i lavoratori autonomi e per i liberi professionisti “sani” che hanno subito un danno economico e a quelli invalidi civili che già percepiscono una prestazione assistenziale dall’Inps.
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