Andrea Ricciardi

L’Unione Europa fa un altro passo verso la tutela comune dei consumatori: non siamo ancora alle class action comunitarie, ma da pochi giorni si può davvero dire che i cittadini europei verranno difesi allo stesso modo, a prescindere dalla loro nazionalità.

Dal 17 gennaio 2020 è infatti in vigore il regolamento 2017/2394 che armonizza i poteri delle diverse autorità nazionali responsabili della protezione del consumatore.

Le diverse antitrust europee, insomma, avranno gli stessi poteri.

Tra questi:

  • Richiedere a qualsiasi ente privato o pubblico, le informazioni necessarie a capire il responsabile di un’infrazione;
  • effettuare acquisti campione (i cosiddetti mistery shopping) per verificare che vengano tutelati i diritti di chi acquista online e venga rispettato il mercato unico;
  • ordinare, se necessario, che alcuni contenuti online vengano rimossi;
  • la possibilità di sanzionare un’impresa anche se la pratica commerciale scorretta è terminata.

E, per una volta, il nostro Paese è apripista.

Il nuovo regolamento non avrà grosse ricadute in Italia perché l’Antitrust del nostro Paese ha già diversi poteri importanti, come quello di accedere nelle sedi delle aziende per fare delle perquisizioni, che ora le omologhe di altri Paesi dovranno implementare.

Ad esempio, spiega, l’antitrust austriaca fino a oggi non poteva acquisire prove prima di citare in giudizio un’azienda.

Che però, nel frattempo, può comodamente insabbiare tutto.

Non solo: in Italia la Guardia di Finanza già può oscurare un sito che viola alcune leggi, mentre in Polonia non è possibile senza l’ordine di un giudice.

Anche se Antitrust è la più importante, le autorità a difesa dei consumatori infatti sono molte: in Italia ad esempio ci sono anche Ivass (che vigila sulle assicurazioni), Banca d’Italia, Enac (sui voli civili), Aifa (responsabile per i farmaci), il Garante Privacy, Art (per i trasporti), Agcom (comunicazioni) e Consob, che si occupa di servizi finanziari.

Insomma, le autorità nazionali continueranno ad agire separatamente, ma i loro poteri sono stati resi omogenei e livellati verso l’alto (prendendo ad esempio proprio Paesi come il nostro).

L’effetto più rilevante del regolamento è che cerca di impedire agli operatori economici di avvantaggiarsi del mancato coordinamento fra autorità nazionali ed è il passo prodromico alla creazione di una autorità europea centrale che si occupi a tempo pieno delle infrazioni transfrontaliere.

Un altro fenomeno che si eviterà èil “turismo” della truffa che spesso fanno le aziende meno serie: appena vengono scoperte da un’autorità nazionale, chiudono e aprono in un altro Stato membro.

Tutto questo era possibile perché le antitrust nazionali non si parlavano. I

l nuovo regolamento prevede un portale telematico (visibile solo agli addetti ai lavori) che le autorità dovranno utilizzare per scambiarsi informazioni utili.

Il regolamento prevede però due casi in cui le autorità nazionali si potranno muovere come un sol uomo.

Quando l’infrazione sia ‘diffusa’, cioè riguardi almeno tre stati membri, o unionale, cioè riguardi almeno due terzi degli stati membri che rappresentino due terzi della popolazione europea.

Significa che le diverse autorità ne dovranno individuare una che svolgerà il compito di coordinatore dei poteri di indagine e delle misure di esecuzione attribuendo, in caso di mancato accordo, il ruolo di coordinatore alla Commissione.

Le eventuali sanzioni pecuniarie saranno appannaggio delle singole autorità ma il coordinamento, le indagini e il verdetto finale saranno unici, con presumibili vantaggi per i consumatori offesi e minori margini di fuga per le aziende prese di mira.

L’obiettivo è quello di evitare che si ripetano casi come lo scandalo Dieselgate di Volkswagen, quando l’Europa si mosse in ordine sparso, a tutto vantaggio del colosso tedesco.

In quel caso, ad esempio, in Polonia Volkswagen è stata multata dall’Autorità competente, ha optato per parziali risarcimenti ai consumatori tedeschi e in Italia è in attesa della conclusione della class action.

Ha, in pratica, adeguato le proprie strategie in base ai diversi rischi che poteva correre nei differenti Paesi membri.

In tutto questo le associazioni continueranno a svolgere un compito importante.

Sono e continueranno a essere un intermediario fondamentale: non sempre infatti i consumatori hanno piena contezza di quali siano le pratiche commerciali scorrette e hanno bisogno di assistenza.


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