Giovanni Napoletano

La truffa inizia con uno semplice squillo sul proprio smartphone: ma è quanto basta per innescare la curiosità e farsi così rubare tutto il credito del telefono.

Il fenomeno delle Ping Calls torna prepotentemente a mietere vittime anche in Italia.

Il Ping Call ha uno schema truffaldino già noto.

Numeri con prefissi che fanno il giro del mondo, dalla Tunisia (+216) alla Moldavia (+373), dal Kosovo (+383) alla Bielorussia (+375) fino alla Lettonia (+371) e alla Tanzania (+ 255), effettuano un solo squillo sul numero di telefono della vittima.

Che, trovandosi di fronte ad una chiamata senza risposta, tende a richiamare il numero sconosciuto per soddisfare la propria curiosità.

A quel punto scatta la truffa perché l’utente viene reindirizzato automaticamente a una linea fasulla che gli preleva fino a 1,50 euro per ogni secondo che resta agganciato.

E per provare a tenere l’orecchio dell’utente il più a lungo possibile incollato all’apparecchio, i truffatori in molti casi dall’altra parte della linea inseriscono delle voci in sottofondo che fanno pensare a quelli di un film a luci rosse.

Se la vittima ha una carta ricaricabile, nel peggiore dei casi vede il proprio conto prosciugato in un batter d’occhio, il danno maggiore arriva se si ricarica la propria sim con un addebito diretto sul conto.

Attraverso il collegamento alla linea, i criminali del Ping Call possono avere pieno accesso al conto corrente della vittima da cui possono pescare dati, informazioni personali e ovviamente soldi.

In passato le ping calls dalla Tunisia provenivano da due numeri di telefono, il +216 28 915 036 o +216 28 914 685, che erano stati prontamente bloccati delle autorità mentre oggi sembra che il raggio d’azione si sia allargato anche ad altri stati.

In caso di chiamate senza risposta con questi prefissi o telefonate da numeri sconosciuti o “strani”, la prima azione per salvaguardarsi è bloccarli immediatamente dal proprio smartphone e denunciare il fatto e il numero alle autorità.


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