Gli enti locali, in particolare i Comuni, potrebbero pignorare i conti correnti dei cittadini o eseguire fermi amministrati quando i contribuenti non pagano le imposte.
Se dunque il cittadino non pagasse le tasse sulla casa come Imu e Tasi, sulla spazzatura come la Tari, la Tosap per l’occupazione del suolo pubblico o anche bollo auto, rette scolastiche, imposta su affissioni e pubblicità prima o poi potrebbe finire nel gorgo delle ganasce fiscali.
In pratica si salterebbe il passaggio intermedio della cartella esattoriale, anche se, in realtà, già adesso i Comuni non convenzionati con Agenzia delle Entrate Riscossione non emettono cartella esattoriale ma utilizzano la procedura di ingiunzione fiscale.
Inoltre, attualmente i Comuni possono pignorare i conti correnti secondo le norme del codice civile, con un decreto ingiuntivo e successivo precetto.
La norma che si vorrebbe approvare comunque porterebbe ad uno snellimento del processo: l’accelerazione della procedura è contenuta in un articolo della manovra in discussione in Parlamento.
Attenzione: in nessun modo la norma riguarda le multe stradali.
In sostanza sarà possibile per i Comuni, che avranno accesso ai dati dell’Anagrafe tributaria, procedere ad azioni esecutive come il pignoramento di parte del conto corrente, o dello stipendio, o procedere con il fermo dell’auto, già dopo la mancata risposta all’avviso di accertamento e all’intimazione di pagamento.
Secondo la norma il contribuente ha 60 giorni di tempo per fare ricorso, finiti i quali, l’atto del Comune diventa esecutivo.
Si parte dal fermo amministrativo all’ipoteca fino al blocco parziale o totale del conto bancario.
Se dopo il sollecito non si provvederà a regolarizzare la propria posizione avverrà il pignoramento: l’unico modo per evitarlo sarà pagare il dovuto entro pochi giorni, anche a rate, da un limite di 4 a un massimo di 72.
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