Ludmilla Karadzic

Come condizione necessaria per uscire dalla situazione in cui versa c’è, innanzitutto, la vendita dell’immobile di cui è proprietario. Tuttavia, va ricordato che un eventuale atto di alienazione potrebbe essere soggetto ad azione revocatoria, ex articolo 2901 del codice civile, da parte di uno o più creditori.

Per evitare questo effetto indesiderato, la soluzione classica perseguibile è l’alienazione a favore di un terzo, non parente o affine, con pagamento tracciabile del bene a prezzi di mercato, e con l’ulteriore condizione che l’immobile acquistato venga adibito ad abitazione principale dell’acquirente (cioè sia eletto a residenza dell’acquirente o dei suoi familiari, vale a dire il coniuge, i figli, i parenti entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado).

Naturalmente il ricavato dalla vendita andrebbe depositato su un conto corrente intestato a persona di fiducia.

Per quanto riguarda il resto, il suo avvocato penso l’abbia illuminata sulla possibilità di interrompere il pagamento di tutte le rate di rimborso dei debiti accumulati: una volta esclusa la possibilità di espropriare l’immobile di proprietà del debitore, al creditore non resterebbe altra opzione se non quella di procedere al pignoramento dello stipendio del debitore.

Ora, se tutti i creditori si muovessero contemporaneamente per aggredire la retribuzione del debitore, la percentuale di trattenuta non potrebbe essere superiore al quinto della busta paga: nella fattispecie 110 euro.

E potrebbe anche restare, volendo, in Italia, senza dover scappare all’estero e fare brutti ed inopportuni pensieri.


Per visualizzare l'intera discussione, completa di domanda e risposta, clicca qui.