Patrizio Oliva

In Francia, come da cronache recenti, il ventilato aumento del carburante ha prodotto la rivolta dei gilet gialli: in Italia, come al solito, e forse per fortuna, protestiamo solo a parole, anche se potremmo imporre un movimento di opinione, serio, pacifico e razionale.

Perché il costo della benzina italiana ha aspetti allucinanti.

Per esempio, il costo di un litro di carburante è dato al 63% dalle tasse e solo dal 37% dall’effettivo costo di benzina o diesel.

Per intenderci, il costo medio della benzina in Europa è 1,49€ contro gli 1.62€ di ora in Italia, ma inoltre le tasse in Europa incidono mediamente del 59% sul totale (4% di meno).

E’ vero che oltre alle colpe dello Stato, più inefficiente dai tempi di Nerone, c’è anche una rete di distributori del tutto suicida.

In Italia ci sono 21.000 distributori di carburante, contro i 14.000 della Germania (con molti più abitanti di noi e meno petrolio di noi), contro gli 11.500 della Spagna, gli 11.000 della Francia e gli 8500 della Francia.

Troppi distributori significa che ciascuno vende di meno, di conseguenza peggiora il servizio.

Peggiora anche la condizione economica generale.

Infatti, potremmo risparmiare fino a 600€ annui con due pieni al mese, scegliendo i distributori giusti.

Oltre alle accise, che sono fisse, la voce balzelli comprende anche l’Iva.

Che, paradosso dei paradossi, viene applicata anche sulle accise e non solo sul prezzo del carburante.


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