Paolo Rastelli

Non si tratta di pignoramento (almeno non ancora): quando l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS) deve effettuare un pagamento, a qualsiasi titolo, di importi superiori a cinquemila euro, è obbligato a verificare se il beneficiario è inadempiente all’obbligo di versamento derivante dalla notifica di una o più cartelle di pagamento per un ammontare complessivo pari almeno a tale importo e, in caso affermativo, non deve procedere al pagamento ed è tenuto a segnalare la circostanza all’agente della riscossione competente per territorio, ai fini dell’esercizio dell’attività di riscossione delle somme iscritte a ruolo – in pratica un pignoramento presso terzi dell’importo dovuto dal terzo fino a soddisfazione del credito vantato (articolo 48 bis dpr 602/1973).

L’unico tentativo possibile da fare in questa situazione, nel caso in cui l’Agenzia delle Entrate Riscossione, dietro segnalazione dell’Inps, pignorasse l’intera NASpI, è quello di affidarsi ad un avvocato per tentare un ricorso al giudice dell’esecuzione, del tribunale territorialmente competente, eccependo che se l’indennità di disoccupazione fosse stata erogata mensilmente (e non anticipata in unica soluzione) ciascun rateo sarebbe stato pignorato del 20% e solo per l’importo eccedente il minimo vitale.

Prima che venga notificato il pignoramento delle somme spettanti e giacenti presso l’INPS, altro tentativo che il debitore potrebbe esperire è quello di chiedere un piano di rateizzazione del debito all’Agenzia delle Entrate Riscossione e pagare le rate almeno fino a quando non si sbloccasse la situazione e la NASpI anticipata venisse accreditata sul conto corrente del debitore. Capisco che sia difficile per un disoccupato adempiere al pagamento delle prime rate senza certezza del risultato: ma con l’aiuto di familiari ed amici si potrebbe raggiungere l’obiettivo e sarebbe comunque meglio che pagare l’onorario di un avvocato.


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