Andrea Ricciardi

La disdetta della linea di telefonia fissa e ADSL TIM (ex Telecom) è prevista possa avvenire solo dal sito mobile (tramite accesso con account del cliente defunto) o chiamando il 187 dall’impianto telefonico in questione. Evidentemente, entrambe la modalità non sono idonee ad essere utilizzate nella situazione riportata in questo quesito.

Si potrebbe anche inviare una raccomandata AR via posta a TIM, ma difficilmente la disdetta formale potrebbe risultare efficace (o servire per opporla a TIM) se non firmata dal cliente defunto titolare dell’impianto telefonico o da un terzo che non sia un erede del cliente (in questo caso, infatti, bisognerebbe allegare alla richiesta di disdetta la copia di un documento di identità valido del cliente defunto o dell’erede, e sottoscrivere un atto di notorietà: così, risulterebbe difficile attribuire la richiesta al defunto o essa sarebbe riconducibile ad un soggetto che avesse accettato l’eredità – cosa che non si vuole).

Ovviamente, un nuovo titolato conduttore o proprietario dell’appartamento potrebbe diffidare TIM a disattivare l’impianto in ricezione delle chiamate entranti (dubito che la linea ADSL consenta ancora di accedere ad internet con la disabilitazione delle chiamate uscenti). Ma non è questo il contesto reale in cui ci si trova.

E’ altresì evidente che l’unico addebito che TIM potrebbe imputare agli occupanti dell’appartamento ove è ubicato l’impianto, è quello di un utilizzo abusivo dalla borchia lasciata attivata per le chiamate entranti e (forse) per l’accesso ad internet tramite ADSL: per evitare l’eventuale futuro (remoto) problema, basterà allora svitare la borchia, liberare i fili ad essa internamente attestati, isolare le terminazioni con del nastro isolante e richiudere (a solo scopo estetico) la cassetta che ospita le terminazioni del cavetto telefonico con un tappo reperibile in qualsiasi negozio di ferramenta. Nient’altro. Ricordiamo che terminazioni e borchia sono di proprietà del cliente e non di TIM.


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