Andrea Ricciardi

I cittadini della capitale, negli ultimi anni, anche a fronte di disservizi costanti e di una situazione a dir poco invivibile, hanno continuato regolarmente a provvedere al pagamento dell’onere della Tari, ovvero la tassa rifiuti.

In particolare, a partire dal 2012, la Capitale si è trovata coinvolta, senza soluzione di continuità, in una situazione di crisi dopo l’altra nella gestione dei rifiuti, lasciando molti cittadini letteralmente sommersi dalla spazzatura, con un servizio di raccolta che non ha mai funzionato secondo gli standard previsti dal Regolamento.

A fronte di tale situazione, il Comune di Roma e l’AMA hanno comunque richiesto ai cittadini il pagamento integrale della tassa sui rifiuti, nonostante la legge prevedesse una decurtazione in percentuale del pagamento in caso di grave disservizio.

Fino al 2013, era infatti previsto che venisse corrisposto il 40% del conto ordinario quando il servizio di raccolta si blocca oppure è effettuato in grave violazione delle prescrizioni del regolamento e, negli anni successivi, che la TARI è dovuta nella misura massima del 20 per cento della tariffa, in caso di mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti, ovvero di effettuazione dello stesso in grave violazione della disciplina di riferimento, nonchè di interruzione del servizio per motivi sindacali o per imprevedibili impedimenti organizzativi che abbiano determinato una situazione riconosciuta dall’autorità sanitaria di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente.

Dopodiché, l’ordinanza 22531/17 della Corte di Cassazione è intervenuta a fare chiarezza sulla questione: gli Ermellini, infatti, hanno stabilito che i contribuenti hanno sempre diritto alla riduzione della tassa o della tariffa rifiuti in caso di grave disservizio e protratto nella gestione della raccolta, anche se il disservizio non è responsabilità diretta del Comune.

In altre parole quando il servizio non c’è, o è gravemente insufficiente, deve essere riconosciuta la riduzione sull’imposta comunale dei rifiuti indipendentemente dalle cause che hanno determinato il disservizio.

Sulla base di quanto affermato dai giudici, il Comune di Roma e AMA avrebbero dovuto applicare una riduzione sull’imposta comunale dei rifiuti per tutti i cittadini che non hanno potuto usufruire di un regolare servizio di raccolta dei rifiuti.

Non avendolo fatto, dovranno restituire le somme versate in eccedenza dai cittadini di Roma coinvolti nelle emergenze rifiuti negli ultimi anni.

Il disservizio nella gestione della raccolta dei rifiuti ha interessato, negli ultimi anni, diverse zone di Roma, che in determinati periodi si sono trovate sommerse dai rifiuti.

Pertanto, sulla base di quanto deciso dalla Corte di Cassazione, chi è stato vittima dei rifiuti può agire per richiedere il rimborso di quanto versato in eccedenza per la Tassa Rifiuti, in relazione ai periodi in cui il servizio è stato gravemente insufficiente.

Pertanto, se la tua zona ha subito un grave disservizio nella raccolta dei rifiuti, puoi inviare una diffida per richiedere la restituzione della quota della Tassa Rifiuti non dovuta in quanto attinente a periodi caratterizzati da un servizio gravemente insufficiente e carente.

La diffida, è gestita dall’associazione dei consumatori Codacons: per aderire all’iniziativa è possibile cliccare qui.


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