Roberto Petrella

Il problema consiste nel fatto che lei non è un condomino, ma un semplice assegnatario: agli assegnatari non si applicano i regolamenti condominiali e le norme del codice civile che disciplinano la vita di un condominio (visura del bilancio a consuntivo del complesso immobiliare e delle relative fatture di spesa).

Di solito, l’assegnatario di alloggio in edilizia residenziale pubblica firma un contratto in cui è specificato che sono a carico di tutti gli assegnatari del medesimo complesso, le spese per i servizi relativi alle parti comuni, quali in particolare: consumi di energia elettrica, consumi di acqua, pulizia scale, androne, viali di accesso, disimpegni e locali in comune, servizi di disinfezione e di disinfestazione in genere, ispezione e vuotatura delle fosse biologiche e dei pozzetti di raccolta delle acque bianche o nere, tributi per i passi carrai.

Nel momento in cui si ritiene che le spese di servizio (nota bene: non si tratta di spese condominiali per le quali c’è obbligo di rendicontazione) siano divenute eccessive, all’assegnatario, purtroppo, non resta altro da fare che recedere dal contratto di locazione e riconsegnare l’alloggio.

Perdoni la brutalità, ma meglio esser chiari invece di cincischiare ipocritamente (al limite per lucrare qualche quota associativa) come fanno evidentemente i “patronati” a cui lei si è già rivolto. Si tratta sicuramente di uno dei tanti episodi di cattiva gestione della cosa pubblica che lei ha avuto modo di toccare con mano: ma non esistono rimedi che il singolo può tentare, almeno, di esperire.


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