Giovanni Napoletano

Negli ultimi mesi si sono allargate a macchia d’olio, sul web, le piattaforme buy and share: in pratica, si tratta di siti internet che propongono, ai consumatori, beni ad un prezzo particolarmente scontato e poi, per ottenere il bene prescelto, gli stessi devono impegnarsi affinché altri clienti, almeno due o tre, effettuino un analogo acquisto, aderendo ad una specifica lista.

Il problema è che, gli operatori in questione, utilizzano la prima fase di promozione per acquisire credito attraverso un rapido scorrimento delle liste e la conseguente consegna dei beni prenotati.

Solo dopo che un numero rilevante di soggetti aderisce versando l’importo iniziale, lo scorrimento della lista rallenta progressivamente fino ad arrestarsi e, a questo punto, viene impedito ai consumatori di uscire dal sistema e di essere rimborsati di quanto originariamente versato.

Il sistema utilizzato, dunque, richiama Il vecchio trucco delle catene di Sant’Antonio: e sembra che su internet funzioni ancora alla grande.

Pertanto, al termine di un’indagine istruttoria, è intervienuta l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm o Antitrust) che ha deciso di sospendere alcuni siti che vendevano prodotti secondo il meccanismo di buy and share.

Infatti, sono stati decretati quattro provvedimenti cautelari nei confronti di altrettanti operatori che svolgono attività di vendita on line di apparecchiature elettroniche con una modalità molto simile alle catene di Sant’Antonio.

I destinatari dell’intervento cautelare sono le società: Zuami S.r.l.s. (sito: zuami.it.), Gladiatori Roma s.r.l.s. (sito: listapro.it.), SHOP BUY S.r.l.s. (sito shopbuy.it) e IBALO S.r.l.s (sito: ibalo.it).“

In particolare, L’Agcm ha ritenuto che tali sistemi di vendita siano in grado di attrarre un numero sempre crescente di acquisti – in realtà mere prenotazioni – e possano funzionare solo in caso di una loro continua e rapida espansione, condizioni del tutto particolari e aleatorie che ne evidenziano la natura gravemente scorretta, in grado di ingannare un numero crescente di consumatori e condizionare indebitamente coloro che vi hanno aderito.

Tali evidenze hanno giustificato l’intervento cautelare con il quale è stato ordinato agli operatori di sospendere ogni attività diretta all’utilizzo della modalità di vendita subordinata alla successiva adesione di altri consumatori, nonché alla vendita di prodotti presentati come disponibili ma che in realtà non risultano pronti per la consegna.


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