Ludmilla Karadzic

E’ con immenso piacere che leggo i suoi interventi: inseriti in un contesto chiaro, a cui non bisogna apportare correzioni e/o integrazioni: tuttavia, constato che lei, pur essendo pienamente consapevole del problema e ben conoscendone le soluzioni, tergiversa e non intende sciogliere il nodo gordiano, una volta per tutte.

Per intenderci, lei sa meglio di me, che l’addetto al recupero crediti, appreso di avere a che fare con un debitore ostico, si asterrà – probabilmente, se è perspicace e dotato di buon senso – dal ricontattarla: egli si limiterà a settare – così, almeno, avrei agito io ai tempi della mia attività di addetto al recupero crediti – sulla cartella digitale che la riguarda, un flag che indica l’infruttuoso tentativo di indurla a perfezionare un accordo a saldo stralcio del credito acquistato dalla società.

Ma la questione non si esaurirebbe comunque qui: fra qualche tempo, il responsabile del team aprirà tutte le posizioni a lui assegnate per il recupero crediti, toglierà il flag e impartirà a qualcuno il compito di recuperare il dovuto: così, un altro addetto (il turn over nei call center di recupero crediti è altissimo), la ricontatterà nuovamente. E la storia si ripeterà, nei secoli dei secoli, fino a quando lei pagherà oppure deciderà, finalmente, di presentare denuncia dettagliata, per molestie, all’Autorità di polizia, indicando le generalità dell’addetto, la ragione sociale della compagine per cui l’addetto lavora, il numero di cellulare oggetto dei contatti indesiderati, nonché i giorni, e gli orari, in cui è stato contattato a quel numero, pur avendo espresso chiaramente la volontà, a voce e per iscritto, di non essere ulteriormente molestato.

Solo così potrà, forse, mettere la parola fine a questo andazzo.


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