Chiara Nicolai

Io credo che l’obiettivo della società cessionaria del credito, vantato per la fideiussione da lei prestata, sia quello di racimolare qualcosa degli 8 mila euro, senza avventurarsi in azioni giudiziali che richiedono il vaglio del giudice sulla documentazione in possesso del creditore, non sempre completa e regolare quando c’è di mezzo una cessione.

A tale proposito, eccepire adesso la macroscopica falsità della firma apposta al contratto di fideiussione, con lettera raccomandata alla cessionaria, a me sembra un’ottima idea: può aggiungere che non ha presentato denuncia nei confronti della banca nel 2015 (lei non deve necessariamente rendere noto di sapere che la firma falsa era stata apposta dal suo compagno) perchè il debitore principale le aveva assicurato di aver rimesso il debito. Ma adesso, a fronte della richiesta di pagamento, ha deciso di rivolgersi all’Autorità giudiziaria.

Quando la denuncia è facoltativa, come nella fattispecie, non è previsto alcun termine per la sua presentazione.

Inviata la raccomandata, potrà attendere l’effetto che fa, e semmai proporre, con un gesto di buona volontà e giusto per non essere costretta ad anticipare spese legali e di perizia calligrafica, un accordo a saldo stralcio di un migliaio di euro, al massimo. Io sono sicura che, mostrando fermezza e determinazione (anche bluffando, se necessario) potrà cavarsela con l’esborso di qualche spicciolo.

Per finire, nessuno potrà chiederle, per una fideiussione prestata sino alla concorrenza dell’importo di 8 mila euro, un centesimo in più di tale importo.


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