Giuseppe Pennuto

Ormai i sinistri stradali causati da automobilisti distratti dallo smartphone, in italia, sono all’ordine del giorno, con conseguenze più o meno gravi: in realtà il sanzionatorio è già a norma di legge, ma forse ancora troppo flessibile e poco pesante da scoraggiare i trasgressori.

Comunque, dati alla mano, in Italia la distrazione da telefonino è diventata la prima causa di incidente, mentre dieci anni fa era la seconda: nel 2008 era all’origine del 15,57% dei sinistri, nel 2017 lo è stato del 16%, con 394 morti di cui ben 131 in città.

Prima in testa c’era la mancata precedenza con una quota del 17,15%, ora scesa al 14,5%.

Per arginare il fenomeno, inutile sperare nelle sanzioni.

Pochi temono davvero una multa di 161 euro, anche se con decurtazione di cinque punti: la patente non viene sospesa, tranne che il trasgressore sia stato già colto al telefono nel biennio precedente.

Qualche parlamentare da qualche anno sta presentando proposte di legge per inasprire le sanzioni.

Sono modifiche al Codice della strada semplici semplici.

Ma non si arriva mai alla votazione decisiva.

Basterebbe cambiare l’articolo 173 del Codice della strada per introdurre la sospensione già alla prima violazione.

La Polizia stradale lo chiede dal 2016 almeno, tutti si mostrano d’accordo e gli annunci dei politici innescano bufale secondo cui la stretta sarebbe già legge.

Invece si è trovato l’accordo per approvare subito solo l’obbligo di seggiolini antiabbandono per i bambini, cosa che affronta un fenomeno terribile ma che, in realtà, ha fatto otto vittime in dieci anni.

Inoltre, i controlli sono complicati e i ricorsi facili.

Per un agente a bordo strada, infatti, non è semplice guardare nell’abitacolo tanto bene da accertare che il guidatore avesse in mano un cellulare.

La cosa incentiva i ricorsi.

E la giurisprudenza, in questo senso, non è affatto unanime.


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