Ludmilla Karadzic

Spero vorrà comprendere che:

– senza conoscere il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) che le viene applicato, il quale disciplina, anche eventualmente vietandola, la possibilità, per il lavoratore, di mantenere una doppia occupazione;
– senza poter leggere le motivazioni addotte dal datore di lavoro per respingere la richiesta di collocazione in un turno diverso;
– senza conoscere la patologia accertata dal medico del lavoro competente nell’azienda:

ci è impossibile esprimere un qualsiasi parere sulla vicenda in cui è coinvolta e che le appare, a quanto sembra, al limiti del mobbing.

Comprendiamo, peraltro, il senso di solitudine, impotenza ed amarezza da cui è pervasa, dal momento che ritiene ingiusto e persecutorio il comportamento assunto, nei suoi confronti, dal datore di lavoro.

Il suggerimento che possiamo darle è senz’altro quello di contattare una struttura sindacale presente sul territorio in cui vive e/o lavora: con l’importo necessario per la sola iscrizione potrà fruire dell’assistenza legale di cui ha bisogno.

Analizzando direttamente la documentazione (contratto di lavoro, carteggio epistolare con il datore di lavoro, parere clinico del medico preposto alla salute e alla sicurezza dei lavoratori circa le mansioni da lei espletabili in azienda) il legale del sindacato potrà valutare se esistono i presupposti per una diffida o, addirittura, per una azione giudiziale di bossing.


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