Oltre alla disgrazia di dover abbandonare le proprie case, poiché dichiarate inagibili, per gli oltre 600 sfollati che abitavano sotto il ponte Morandi di Genova, crollato parzialmente lo scorso 14 agosto, c’è la beffa di dover continuare a pagare il mutuo, nonostante l’evacuazione forzata.
Ciò poiché il mutuo è, per definizione, la restituzione della cifra che una banca ha già consegnato a un’altra, per cui il debito va saldato.
A meno che non si abbia una qualche forma di copertura assicurativa, l’obbligo di restituzione è indipendente rispetto alla perdurante esistenza del bene che si è acquistato impiegando la somma mutuata.
Anche in questo caso, dunque, il mutuatario rimane obbligato a provvedere al pagamento delle rate di mutuo anche nell’ipotesi di perimento totale del bene immobile.
Molti istituti di credito, però, almeno, si sono attivati per sospendere temporaneamente la riscossione delle rate del mutuo.
Ad esempio, Deutsche Bank, come Unicredit e Carige, hanno annunciato una moratoria di 12 mesi sulle rate dei mutui, per aiutare le persone colpite dalla tragedia del crollo del Ponte Morandi di Genova.
La stessa Abi, l’Associazione bancaria italiana, ha specificato che il congelamento è inteso fino al perdurare dello stato di emergenza.
In realtà, a nostro parere, questi mutui andrebbero completamente cancellati.
Della stessa idea Intesa Sanpaolo, che si dice pronta a cancellare i mutui nella zona rossa colpita dal crollo del ponte Morandi e a supportare con altri interventi le famiglie e le imprese della zona rossa.
Lo comunica lo stesso istituto di credito che ha stanziato un plafond di 4,5 milioni per la remissione unilaterale dei mutui prima casa degli immobili che verranno dichiarati inagibili.
Comunque, il governo potrebbe porre rimedio a questa situazione semplicemente approvando una misura straordinaria che preveda l’annullamento dei mutui per le case degli sfollati.
Speriamo bene.
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