Stefano Iambrenghi

Sono molti i Comuni che negli anni hanno calcolato la Tari addebitando ai contribuenti, oltre alla quota fissa e alla quota variabile delle utenze domestiche, anche la parte variabile sulle pertinenze: il doppio calcolo della quota variabile (applicata non sull’intera superficie dell’immobile ma su abitazione e relative pertinenze) ha comportato una truffa che ha portato ad aumenti considerevoli sulla tassa rifiuti.

Successivamente, però, IL MEF ha stabilito che il Comune deve calcolare la quota variabile una sola volta e sull’intera superficie dell’abitazione.

A seguito di questa decisione molti contribuenti si sono interessati alla vicenda e si stanno muovendo per richiedere il rimborso della quota variabile della Tari.

Prima di spiegare come chiedere la restituzione del dovuto, facciamo, però, un passo indietro.

Il calcolo della Tari cambia a seconda del comune di residenza o domicilio.

Esistono due tariffe: quella variabile e quella fissa.

Quella fissa riguarda l’unità immobiliare, ovvero la superficie e la composizione del numero familiare; la variabile riguarda il numero di persone che occupano l’utenza, il calcolo di quanti rifiuti vengono prodotti per persone in media.

L’errore del Comune ricade solitamente nel gonfiare la Tari proprio nella quota variabile.

Per capire se effettivamente la Tari è gonfiata, bisogna leggere attentamente gli avvisi di pagamento e verificare, in caso di pertinenze, che la quota variabile applicata risulti pari a zero euro.

La Tari generalmente riporta un riepilogo dell’importo da pagare, le istruzioni per il versamento e il dettaglio delle somme.

Proprio in quest’ultima parte vengono indicate le quote fisse e quelle variabili.

La variabile deve essere presente solo per l’abitazione e non per le pertinenze.

Per quanto riguarda il risarcimento, il contribuente dovrebbe chiedere al suo Comune il rimborso di quanto pagato in eccedenza o una compensazione sulla bolletta dell’anno seguente.

L’istanza può essere presentata entro cinque anni dal giorno del versamento e il Comune ha 180 giorni di tempo dalla presentazione della richiesta di rimborso per procedere a rideterminare la tariffa.

Se il rimborso viene rifiutato il contribuente ha 60 giorni di tempo per chiedere il ricorso alla commissione tributaria provinciale territorialmente competente.

Se la gestione del pagamento della Tari è affidata ad una società esterna l’istanza per il rimborso va presentata a quest’ultima e non al Comune.


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