Tullio Solinas

Prima che intervenga la prescrizione decennale del diritto ad esigere il TFR maturato per le prestazioni lavorative rese alla sas, suo fratello dovrebbe rivolgersi ad un avvocato serio considerando l’onorario da anticipare come un investimento: alcuni bravi avvocati, operanti nel settore, si accordano, anche se non ufficialmente (essendo il patto di quota lite ormai vietato dall’ordine forense) con una partecipazione al recuperato.

Infatti, mentre per gli anni trascorsi nella srl, in caso di mancato pagamento del TFR, suo fratello potrà fare ben poco (la srl risponde solo per il capitale conferito dai soci, che di solito ammonta a pochi spiccioli), dei debiti della sas (ed il TFR è un debito verso il lavoratore) rispondono i soci accomandatari, solidalmente fra loro ed illimitatamente, con i beni personali (immobili, conti correnti e crediti presso terzi).

Posso comprendere la remora di suo fratello, probabilmente timoroso di un licenziamento dalla srl per cui lavora, nel caso di azione legale intrapresa per la riscossione coattiva del TFR maturato al tempo della sas, ma va tenuto ben presente il rischio, peggiore, di essere licenziato senza percepire nè il TFR maturato per il lavoro svolto alle dipendenze della attuale srl per cui lavora, nè quello a cui ha (ancora per poco) diritto per l’attività resa alla sas.

Comunque, vale la pena almeno interrompere il decorso della prescrizione (basta una diffida ad adempiere ai soci sas): in questo modo potrebbe sempre trattare un paventato licenziamento dalla srl mettendo sul piatto della bilancia la possibilità di ricorrere al giudice per il recupero del credito maturato verso i soci accomandatari della sas.


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