Giuseppe Pennuto

Con un recente intervento, Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha chiarito il ruolo dei totem arancioni che dovrebbero funzionare come autovelox ed invece nella maggior parte dei casi non contengono nessun rilevatore di velocità.

Negli ultimi anni, numerosi comuni italiani hanno deciso di adottare i cosiddetti autovelox totem arancioni, una delle principali novità in questo delicato settore.

Nei tratti stradali dove sono presenti, spesso il limite di velocità è pari a 50 km/h, in quanto si trovano all’interno o in prossimità dei centri abitati.

Questi totem, però, non sono omologati.

Anzi, non potranno mai essere omologati, per una ragione semplice: non sono previsti dal Codice della strada.

Ciò, poichè all’interno deve essere piazzato un dispositivo che sia stato omologato e accanto al totem deve essere presente una pattuglia.

In modo che ogni automobilista possa rendersi conto del fatto che è in corso un controllo.

Non solo: è necessario essere sicuri che il contenitore non alteri la funzionalità del vero autovelox. Spesso, però, tutte queste condizioni non si verificano.

La ratio della loro presenza, dunque, dicono i Comuni, è quella di limitare la velocità sulle strade, facendo leva sul dilemma del guidatore: Sarà attivo quel totem oppure no? Nel dubbio, meglio rallentare….

Ovviamente i Comuni che li installano li fanno segnalare con tutti i crismi del caso: cartelli che segnala il misuratore qualche metro prima e poi sono sempre ben visibili.

Dunque, non essendo omologati e, nella maggior parte delle volte, non avendo al loro interno l’autovelox, le colonnine arancioni che dovrebbero misurare la velocità delle automobili in entrata o in uscita dai centri abitati si trasformano, nei fatti, in semplici cartelli stradali, quelli che indicano il limite di velocità (in questo caso 50 km/h).


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