Gennaro Andele

Il tenore di vita goduto durante il matrimonio, deve continuare ad essere preso come riferimento nelle cause di divorzio, per valutare il diritto del coniuge più debole a ricevere l’assegno di mantenimento dopo il divorzio.

O almeno, la valutazione va fatta caso per caso.

Ciò è quanto chiesto dal procuratore generale della Cassazione di fronte alle Sezioni unite della Suprema Corte, che stanno discutendo sull’accantonamento, o meno, del criterio del tenore di vita, dopo il verdetto Grilli del maggio 2017.

Il problema di fondo è che molte sentenze sono discordanti.

Ad esempio, a Genova, la Corte d’appello ha negato la riduzione dell’assegno corrisposto dall’ad di Erg all’ex moglie, nonostante lui reclamasse di averle fatto cospicue donazioni.

Invece, nel caso più noto, quello del Berlusca, è stato applicato il precedente Grilli-Lowenstein, con lo stop al maxi-assegno.

L’intervento delle Sezioni Unite, dunque, dovrebbe aiutare proprio a uniformare le sentenze.

La decisione dei giudici sarà depositata tra circa un mese.

Staremo a vedere come andrà a finire.


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