Purtroppo, in Italia, se il fisco decide di effettuare un accertamento bancario sul tuo conto corrente e trova dei versamenti, sei costretto a spiegare, per ciascuno di essi, le ragioni e la provenienza del denaro.
Vige, infatti, il principio che tutti i versamenti non giustificati si presumono essere dei pagamenti ricevuti da terzi, ossia redditi.
E i redditi, come si sa, vengono tassati.
Non importa se per tali somme hai già versato le imposte o se si tratta di redditi esenti, ecc: se hai perso le prove o memoria della provenienza dei soldi per lo Stato rileva il fatto che tu non sia riuscito a fornire una giustificazione a tuo favore.
Questo principio è ribadito anche dalla giurisprudenza legittima: infatti, la Suprema Corte, con sentenza 2649/18, ha chiarito che a presunzione legale nascente dall’art. 32 c. 1 n. 2 dpr n. 600/73, può essere vinta dal contribuente soltanto se offre la prova liberatoria che dei movimenti sui conti bancari egli ha tenuto conto nelle dichiarazioni.
Viene ricordato ancora una volta, dunque, come la legge imponga al contribuente, di tenere traccia di tutti i versamenti sul conto per essere pronto a fornire giustificazioni al fisco.
La prova deve essere anche scritta: una scrittura privata autenticata, un atto notarile o registrato, un documento comunque con una data comunque oppure un estratto conto.
Altrimenti, dopo l’accertamento fiscale, rischierai di pagare le tasse su soldi regalati (su cui non sono dovute).
Prevenire è meglio che curare.
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