Giorgio Martini

Una delle regole della vita è quella di non sottovalutare mai l’avversario, specie quando si tratta di un contenzioso che vede come controparte l’Agenzia delle Entrate Riscossione.

E’ velleitario pensare di giocare sui tempi nella corsa al pignoramento/svuotamento del proprio conto corrente, in un paese in cui un avviso esattoriale di ingiunzione al pagamento inviato direttamente dal concessionario con raccomandata AR (e non attraverso un ufficiale giudiziario) può ritornare all’Ufficio postale senza nemmeno che il tentativo di consegna sia stato realmente effettuato (perché il postino non riesce a completare il giro impostogli) e la sua notifica si perfeziona per compiuta giacenza, in maniera perfettamente legittima.

Insomma, senza andare nel catastrofico (il debitore viene investito da un’automobile lungo la strada che lo conduce all’Agenzia delle Entrate Riscossione per chiedere la rateizzazione del debito) prendiamo come semplice assunto la circostanza che, almeno in Italia, della notifica di un atto, intesa come possibilità di prendere visione del contenuto dell’atto, non v’è alcuna certezza.

Questa, mi scusi il bisticcio, è l’unica certezza che abbiamo.

Concludendo, se lei ha delle cartelle esattoriali non pagate nei 60 giorni successivi alla notifica e teme un’azione esecutiva ha due sole scelte obbligate: rateizzare (prima del pignoramento) o svuotare il conto prima che venga svuotato dal creditore.

Se il saldo di conto corrente è a zero al momento del pignoramento, il concessionario della riscossione becca zero euro, la palla torna a centro e si ricomincia la partita (fermo amministrativo su un veicolo di proprietà del debitore, ri-pignoramento del conto corrente nella presunzione tentativo che vi sia stato accreditato qualcosa nel frattempo, pignoramento di un nuovo conto corrente aperto altrove, pignoramento dello stipendio, eccetera).

La banca può solo pignorare il saldo di conto corrente, non quote dello stipendio accreditato. Per pignorare lo stipendio del debitore il concessionario deve notificare l’ordine al datore di lavoro del debitore.

Insomma, la vita del debitore è irta di spine e bisogna farsene una ragione.


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