Giovanni Napoletano

Lei cade, come si dice, a fagiuolo: a FASTWEB chiesi un trasloco di utenza a luglio dello scorso anno e non solo ad oggi mi ritrovo senza linea ADSL, ma addirittura FASTWEB si è indebitamente appropriata di oltre 200 euro, addebitandomi fatture per servizi mai erogati, prima che disponessi la revoca del RID (che tontolone a non averlo fatto prima). Da circa un anno li richiedo indietro, quei soldi, con reclami e minacce di adire vie legali, ma ancora me li hanno restituiti e nemmeno si degnano di rispondere alle mie legittime istanze.

Ed allora facciamo così: se proprio decide di pagare mi faccia un fischio. I primi duecento euri li consegna a me (naturalmente le rilascio regolare ricevuta) così mi offre la possibilità di compensare un credito che vedrò rimborsato (forse) solo a babbo morto, dopo tribolazioni immani e decine di euro spese in raccomandate per (inutili) reclami. Gli altri 18 euro li consegna a FASTWEB, insieme alla copia delle mia ricevuta per compensazione.

Per rispondere, invece, alla sua richiesta di informazioni, le faccio sapere che, molto probabilmente, il credito che FASTWEB vantava nei suoi confronti è stato acquistato dalla società di recupero crediti che la contatta a, mettiamo (ma è grasso che cola) un euro. A meno che l’attività di recupero crediti non sia stata affidata in gestione.

Certo, il creditore cessionario potrebbe rivolgersi al giudice per chiedere un decreto ingiuntivo (ma bisogna anticipare le spese legali) e procedere ad un eventuale pignoramento dei beni della debitrice (ma prima dovrebbe tirar fuori altri quattrini per fare un’indagine patrimoniale finalizzata ad individuare i beni della potenziale escussa).

Questi signori non spendono neanche per una raccomandata di messa in mora del debitore, figuriamoci se anticipano più dell’importo che devono recuperare per avviare un’azione esecutiva.


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