Ludmilla Karadzic

Bisogna affrontare la situazione con lucidità, cercare di continuare a pagare il mutuo casa e non lasciarsi spaventare dalle minacce del creditore che reclama il rimborso dei sospesi relativi alla revolving.

Solo un soggetto stravolto da inconsulto spirito di rivalsa, e non una società che deve improntare il proprio comportamento, anche nella riscossione coattiva, a criteri esclusivamente economici, anticiperebbe, nel tentativo di recuperare un credito di nemmeno 5 mila euro, spese ben maggiori della somma da recuperare per espropriare un immobile e vedere poi, quasi sicuramente, assegnare tutto il ricavato della vendita all’asta al creditore garantito da ipoteca (la banca che ha erogato il mutuo).

Neanche è pensabile che il creditore proceda al pignoramento di un veicolo usato: anche in questo caso le spese supererebbero il ricavato della vendita giudiziale (sempre ammesso che si riesca a piazzare l’auto).

Al massimo, il creditore potrebbe pensare di iscrivere ipoteca sulla casa: ma a quale scopo, anticipare spese per ottenere il rimborso a babbo morto, quando e se il proprietario debitore decidesse di vendere l’immobile? Non è questo il mestiere di una finanziaria.

L’azione più efficace da portare avanti sarebbe il pignoramento del conto corrente (ma presumo che nel suo non ci sia trippa per gatti) o il pignoramento dello stipendio (problematico per un disoccupato).

Concludendo: lo scenario più verosimile vede la finanziaria vendere il proprio credito ad una società specializzata nel recupero. Questa la proprorrà un saldo stralcio (pochi soldi, maledetti e subito per chiudere la questione). Oppure, al massimo, attenderà che lei trovi occupazione da lavoratrice dipendente per procedere al pignoramento dello stipendio nella misura pari al 20% del netto percepito.

Niente di più, niente di meno.


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