Ornella De Bellis

Attese le scarne informazioni che lei fornisce possiamo solo supporre che il datore di lavoro voglia approfittare dell’istituto della conciliazione stragiudiziale previsto dalla legge: in pratica verrà portato di fronte ad una commissione sindacale per sottoscrivere un accordo in cui, a fronte di qualche spicciolo, dovrà rinunciare a tutte le sue eventuali spettanze pregresse, compreso il Trattamento di Fine rapporto (TFR) maturato negli anni, fino ad oggi.

Naturalmente, a fronte del rifiuto di sottoscrivere l’accordo, il lavoratore sarà prima o poi costretto alle dimissioni oppure, se ne ricorrono le condizioni, licenziato per giustificato motivo oggettivo. Sono queste le tutele crescenti di cui millantano la cricca fiorentina al governo ed i sinistri piddini!

Se decidesse di rivendicare i suoi sacrosanti diritti, nonostante il rischio di pagarne le conseguenze, deve trovare un avvocato che sia disponibile a stipulare con lei un sostanziale patto di quota lite: cioè lei dovrà sostenere solo le spese di giustizia iniziali per incardinare il giudizio innanzi al giudice del lavoro (contributo unificato), mentre gli onorari saranno corrisposti esclusivamente come percentuale (da concordare) dell’importo effettivamente recuperato con l’azione legale condotta nei confronti del suo attuale datore di lavoro.


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