Giovanni Napoletano

Il problema evidentemente è duplice: ci sarebbe da stabilire innanzitutto se l’importo richiesto è dovuto e poi decidere se si ha intenzione di pagare.

Solo nel caso in cui fosse accertata l’insussistenza del credito vantato da Vodafone Australia si porrebbe il problema di individuare un soggetto a cui rivolgersi per dirimere la questione.

A tale proposito andrebbero approfondite le clausole contrattuali dell’abbonamento sottoscritto: potrebbe non essersi trattato di un abbonamento flat (pago il costo dell’abbonamento e poi, nel mese, faccio (e ricevo – all’estero si paga anche una quota delle chiamate entranti) tutte le telefonate che voglio. A fronte dell’abbonamento potrebbe esserci stato un massimale, ad esempio, in minuti per la durata delle connessioni.

Se lei ha deciso di non pagare, invece, c’è solo da dire che il recupero crediti all’estero comporta, per il creditore, costi rilevanti, anche per capire se il debitore può essere escusso fruttuosamente.

Se la conversione è esatta, a 734 dollari australiani dovrebbero corrispondere circa 473 euro. Se così è, ci sembra improbabile che l’australian debt recoveries possa passare a vie di fatto giudiziali per un riscuotere debito tanto esiguo.

Può, se vuole ed avendo deciso di non pagare, considerare le e-mail australiane come un semplice e cortese invito a saldare il debito residuo. Altrimenti chieda, via e-mail, una dettagliata documentazione che attesti le ragioni di quanto preteso.


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