Ludmilla Karadzic

Registriamo la sua testimonianza, tuttavia con il sospetto che sia stata portata in questo forum non da un ex debitore in mobilità, ma, piuttosto, da un addetto al recupero crediti.

Lei è stato evidentemente molto fortunato: non capita a tutti i lavoratori in mobilità poter destinare quanto percepito, con la magra indennità, al saldo stralcio della propria esposizione debitoria pregressa. Senza contare il fatto che con quei soldi si deve, spesso, mantenere una famiglia, almeno al livello di sopravvivenza.

Vien da pensare che lei abbia vissuto, finora, in una situazione economico patrimoniale privilegiata, con genitori in grado di poterla più che aiutare, senza moglie e figli a carico: insomma, il suo identikit corrisponde al soggetto che va a lavorare più che altro per pagare il ticket in sosta del proprio SUV.

Inverosimile, ci scusi la franchezza, la circostanza riportata di aver contratto ben undici prestiti e due cessioni del quinto: un caso più unico che raro di accesso al credito. L’alternativa è che lei l’abbia sparata davvero grossa oppure la sua attività preminente, prima di entrare in mobilità, era quella di professionista del prestito.

Improponibile poi il suo richiamo all’etica ed alla morale riferita ad un comparto in cui la maggior parte degli operatori in gioco rasenta l’illegalità e costituisce, il più delle volte, solo un paravento per il riciclaggio di denaro ricavato da attività di dubbia provenienza. Quando ciò non accade, ci troviamo di fronte a soggetti che si inventano imprenditori, sfruttando i lavoratori assunti con paghe da fame, senza diritti (ferie e malattia) ed acquistano pratiche a 1 euro ciascuna per lucrare, con una posizione di rendita parassitaria, un saldo stralcio estorto al debitore sprovveduto, spesso per crediti già caduti in prescrizione.

E vogliamo poi parlare delle tecniche utilizzate per estorcere l’obolo? Pressioni psicologiche via telefono, contatti con parenti, amici e datori di lavoro del debitore per metterli al corrente della situazione debitoria dell’interessato violando le più elementari regole di privacy e civiltà.

Ci sembra, oggettivamente, che ogni riferimento a principi etico morali, in questi scenari, sia completamente fuori posto, un po’ come il cavolo a merenda.

Si può vivere sereni anche senza ingrassare chi ha deciso di buttarsi nel lucroso business delle società di recupero crediti. Per essere lasciati in pace e non essere più cercati (a meno di un’azione giudiziale verso il debitore che questi signori quasi mai intraprendono) basta poco: una semplice segnalazione all’Autorità Giudiziaria ed una diffida che può scrivere chiunque al costo di una raccomandata A/R.


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