Premesso che anche l’appartamento di cui si possiede solo il 25% potrebbe essere ipotecato e sottoposto ad esecuzione coattiva; che l’indennità di mobilità potrebbe essere pignorata una volta confluita nel conto corrente (ma andrebbe lasciato almeno un importo pari a mille e cinquecento euro); e nell’ipotesi che il debitore sia psicologicamente immune dalle pressioni esercitate dalla società di recupero crediti cessionaria (telefonate continue, visite domiciliari non concordate, contatti con amici e parenti che violano la privacy) andrebbe comunque valutata la possibilità di attendere gli sviluppi della situazione senza procedere a pagamenti di sorta.
Con la consapevolezza che la situazione potrebbe essere recuperata, a fronte di un’azione giudiziale promossa dal creditore (in particolare nel caso di una iscrizione di ipoteca sull’immobile e successiva espropriazione – ma dipende anche dall’entità del debito che non ci è dato conoscere) con la conversione del pignoramento (si paga il capitale a debito, gravato però di spese legali ed interessi e senza alcuno sconto) prima che sia avviata l’escussione coattiva.
Si tratta, naturalmente, di quello che farei io nelle sue condizioni con l’avviso, sia chiaro, che le cose potrebbero anche mettersi molto male …
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