Credo sia inutile spendere il tempo necessario a scrivere ed i soldi occorrenti per la raccomandata: si tratta di una procedura, probabilmente automatizzata e nessuno, leggerà la sua missiva.
Ma, anche se alla sua comunicazione fosse prestata qualche attenzione, è escluso che possa essere modificata la politica della società adottata nei confronti dei debitori inadempienti.
L’intimazione di pagamento, nel suo caso, non avrà seguito. Ed allora la finanziaria dovrà scegliere se perseguirla con la richiesta giudiziale di un decreto ingiuntivo con il quale iscrivere, ad esempio, ipoteca sull’immobile di proprietà, oppure mettere a perdita il credito e cederlo ad una società di recupero.
In questo secondo caso, sicuramente, avrà un senso avviare una trattativa a saldo stralcio con il cessionario, ma sempre dopo che ci saranno stati più contatti infruttuosi con gli addetti al contact center. Se il debitore mostra troppo interesse a chiudere la propria posizione, le possibilità di ottenere un forte sconto sull’esposizione debitoria diminuiscono esponenzialmente.
Nello scenario descritto, la società di recupero crediti (che raramente procede a visure catastali per risparmiare sui costi e non avendo interesse a procedere giudizialmente facendosi carico di altre spese per un’ipoteca che potrebbe riscuotere a babbo morto) sarà ben lieta di incamerare 5-6 mila euro per una pratica che avrà acquistato per 280 euro al massimo (l’1% di 28 mila euro).
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