Non si tratta di multe (sanzioni amministrative) nel qual caso avrebbe pensato l’amministrazione locale croata, secondo proprie procedure, alla riscossione del credito.
La pretesa origina da ticket per parcheggi non pagati ad una società privata croata per il cui recupero il gestore si è affidato ad una agenzia inglese (ma ci ha già provato anche con studi legali italiani).
Una faccenda internazionale sembrerebbe, ma, in effetti siamo di fronte ad un semplice contenzioso di recupero crediti in ambito stragiudiziale.
A quanto pare il gestore dei parcheggi si è stancato di far sostare a scrocco i veicoli immatricolati in Italia o, più verosimilmente, ha ricevuto la visita di qualche azzeccagarbugli internazionale (purtroppo tutto il mondo è paese) che gli ha prospettato l’affare del secolo: gettare le reti a strascico e vedere se qualche pesciolino vi resta impigliato.
La sua situazione è un tantinello diversa da quella dei numerosi lettori italiani che ci hanno segnalato il problema. Essendo ancora italiano, ma residente in Croazia, lei è un po’ più esposto ad una (improbabile) azione giudiziale che dovesse seguire ad un insuccesso di componimento, per così dire, bonario.
Lei, in effetti, non potrebbe invocare innanzi al giudice nazionale investito della questione (a differenza di un cittadino residente in Italia), i tempi brevissimi (8 giorni) di comparizione in un tribunale croato.
Comunque, adesso siamo, ancora, solo in una fase stragiudiziale. Se proprio il pensiero le toglie il sonno, può provare a scrivere a questa fantomatica EPC (Euro Parking Collection) precisando che lei non fa parte della schiera di vacanzieri italiani che si recano in Croazia pensando di poter fare i “furbetti” anche in terra dalmata (gli italiani non me ne vogliano – si tratta solo di un consiglio ad un lettore di origini croate dispensato da una blogger italiana che prova a fare la furbetta).
Aggiungerà che lei è di origine croata, ma ha avuto la sfortuna di possedere una macchina con targhe italiane, così come la cittadinanza italiana, visto che ho lavorato per quasi 20 anni in Italia. E che da 5 anni gode di una [magra] pensione ed è rientrato a vivere nella terra natia.
Proporrà, pertanto, di saldare il debito con i 10 euro iniziali dovuti per ciascuna delle soste a pagamento evase. Anche considerando che non ha mai ricevuto, prima di adesso, alcuna comunicazione da parte della società che gestisce i parcheggi, nel qual caso avrebbe adempiuto immediatamente per evitare quegli interessi così onerosi che si pretendono oggi, dopo anni.
Vedrà che saranno ben felici di accontentarla. E, in ogni caso, la sua volontà di ragionevole componimento del contenzioso, espressa in una missiva inviata con modalità equivalente alla raccomandata AR di Poste Italiane, costituirà una prova documentale che sicuramente le eviterà, in una eventuale fase successiva innanzi al giudice croato, di essere esposto al salasso di interessi moratori decisamente usurari.
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