Mi pare si sia poco da consigliare, essendo la strada da percorrere obbligata dalla condizione di pratica nullatenenza in cui lei versa. Non ci sono opzioni diverse rispetto a quella di dichiarare unilateralmente il default, ovvero non pagare più.
Esiste solo un problema sul quale cominciare a prendere consapevolezza e adottare, ove possibile, le necessarie contromisure: sua madre, in qualità di garante nel contratto di finanziamento, e come tale obbligata al rimborso in caso di insolvenza del debitore principale (lei che ci scrive), potrebbe subire il prelievo del 20% della quota pignorabile della pensione (importo percepito diminuito di circa 500 euro).
Inoltre, sua madre farebbe bene a non lasciare sul proprio conto corrente la liquidazione, quando sarà corrisposta, perchè quella potrebbe essere pignorata in toto: la somma andrà trasferita immediatamente (intendo non più di qualche ora dopo l’avvenuto versamento) su un conto corrente intestato ad un terzo fiduciario non debitore, mantenendo magari, su quel rapporto, una delega ad operare e disporre. Anzi, sarebbe ottimale bonificare subito, su conto di terzi, anche le attuali disponibilità.
Sia chiaro: non è detto che il creditore si attivi per pignorare pensione e conto corrente, ma prevenire, come tutti sappiamo, è meglio che curare.
Spesso la finanziaria preferisce mettere a perdita il credito insoluto, beneficiare delle minusvalenze dal punto di vista fiscale e cedere a società di recupero i propri diritti.
Le società di recupero crediti, di solito, non sono attrezzate per azioni giudiziali. Preferiscono adottare la tecnica di esasperare il debitore con telefonate continue di sollecito e con invadenti visite domiciliari. Un avvocato costa e le spese di giudizio vanno anticipate, mentre un operatore di call center lo si trova anche a non più di un paio di euro l’ora ed in un’ora può riuscire a contattare e a rompere l’anima anche a 60 debitori.
Quest’ultimo è, paradossalmente, l’aspetto meno preoccupante: con una buona conoscenza dei diritti del debitore e delle normative che tutelano la sua privacy (che possono essere acquisiti nelle sezioni appositamente allestite in questo blog) si riesce a tener testa anche al più agguerrito operatore di call center e al più invadente funzionario addetto alle visite domiciliari (peraltro basta chiudere il telefono senza lasciarli parlare, sbattere la porta in faccia a chi si presenta a casa e denunciare all’autorità giudiziaria eventuali contatti presso il datore di lavoro, familiari o amici del debitore).
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