La banca, di solito, non è attrezzata per svolgere attività di recupero crediti (non è questo il suo business) con addetti che periodicamente chiamano il debitore per ricordargli le rate da pagare e che annotano i pagamenti periodici.
Di solito la banca si appoggia ad organizzazioni in house o esterne (Italian Credit) cui affida il recupero del credito in gestione, con precisi vincoli di mandato: pagamento dell’intero importo, al più scaglionato in due tranche scadenzate in un intervallo temporale piuttosto breve.
Una volta esperito infruttuosamente questo tentativo, la banca è comunque obbligata ad effettuare la segnalazione in Centrale Rischi.
Poi, mette il credito insoluto a perdita ai fini fiscali e vende la pratica ad una società specializzata nel recupero crediti.
A questo punto ci sono tutti i margini di mediazione che vuole: tuttavia, il danno è fatto. Con la cessionaria potrà anche trovare un accordo a saldo stralcio con l’importo dovuto dilazionato nel tempo secondo le esigenze. Ma anche il pagamento a saldo stralcio e con un piano di rientro, le costerà la permanenza in Centrale Rischi per 36 mesi, a partire dall’ultima rata di rimborso.
Per visualizzare l'intera discussione, completa di domanda e risposta, clicca qui.