Se la banca ha ritenuto di non iscrivere ipoteca sugli immobili di proprietà del fideiussore, a garanzia del credito vantato nei confronti del debitore principale, il fideiussore può vendere le proprietà senza pagare pegno, per il momento.
Naturalmente, per evitare un’azione revocatoria da parte della banca, l’acquirente deve essere un terzo che compra a prezzo di mercato e non con intenti speculativi. Meglio, per tutti, se l’immobile è destinato a unità abitativa dell’acquirente o dei suoi congiunti.
La vendita, inutile aggiungerlo, non deve essere simulata (il trasferimento di denaro, tanto per capirci, deve risultare reale e dimostrabile senza successivi “cavalli di ritorno”). Altrimenti la banca avrà buon gioco a chiedere ed ottenere dal giudice la declaratoria di nullità dell’atto.
Cosa potrà fare la banca dopo che il fideiussore si sarà spogliato dei beni immobili di proprietà?
Innanzitutto, la banca potrà pignorare i conti correnti del fideiussore, laddove andranno necessariamente depositati i soldini frutto della vendita degli immobili.
Eggià, e questo è un altro problema. Il fideiussore ha poche alternative: o porta materialmente i soldi all’estero (a mano in borsa, non con bonifico ovviamente), o li nasconde nei materassi di casa, o se li spende tutti in poco tempo in donne, gioco e champagne, oppure li trasferisce sul conto corrente intestato a persona fiduciaria, con tutti i rischi che ciò comporta.
Fortemente sconsigliate, in questa situazione, anche le eventuali donazioni ai figli.
Se tutto va a buon fine, alla banca non resterà che pignorare il quinto di un eventuale stipendio del fideiussore e/o del debitore principale.
Ah, un’ultima cosa: i figli del fideiussore e del debitore principale devono rinunciare all’eredità di entrambi.
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