L'opposizione al decreto ingiuntivo – una opzione che il debitore dovrebbe adottare più spesso

Fare una ricerca anagrafica su di lei è semplice signora. Si parte dall'ultimo domicilio conosciuto e si arriva, passando da anagrafe ad anagrafe, a sapere dove lei è residente.

Conosco persone che ricostruiscono l’intero “percorso migratorio” per soli 4 euro a testa. Tutti hanno bisogno di mangiare.

La privacy? C’è qualche problemino sicuramente, come lei rileva, ma i comuni, da quando il governo centrale ha tagliato i trasferimenti fiscali, cercano di sbarcare il lunario per assicurare i servizi minimi che devono erogare.

Ed allora sulla privacy, pur di assicurarsi qualche cent di diritti di anagrafe, chiudono tutti e due gli occhi.

Ma non è questo il problema. Non si scappa dal creditore. Specie quando si tratta delle società di recupero crediti, industrie del recupero coattivo che prosperano contando su un solo fatto: il debitore non si opporrà mai in sede giudiziale.

Quando arriva il decreto ingiuntivo bisogna andare dal giudice accompagnati da un avvocato ed opporsi (che poi manco andarci è quasi mai necessario, basta inviare una memoria difensiva).

Facendo rilevare l’anomala formazione degli interessi che mai, e dico mai, sono applicati nel rispetto della legge. Additando l’assenza, la parziale o la non conforme documentazione che dovrebbe attestare la titolarità del credito.

E facendo valere precedenti comunicazioni di invito a trasmettere la necessaria documentazione – a cui nessuno ha dato mai risposta – e presa visione della quale, si sarebbe onorata ogni richiesta di pagamento.

Il 90% di decreti ingiuntivi vanno in porto per l’assenza di opposizione da parte del debitore. Scritti male, non suffragati da prove certe, accompagnati da documentazione probatoria che verrebbe stracciata con una minima eccezione a difesa.

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18 Settembre 2010 · Chiara Nicolai