Sovraindebitamento al limite della sopravvivenza – Come faccio ad uscirne?












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Mi trovo in una grave condizione di sovraindebitamento: ho delle pendenze verso finanziarie per 3 prestiti personali e una carta di credito che, a causa di problemi economici e lavorativi non posso più pagare.

Praticamente la mia situazione debitoria è la seguente: un prestito di 20.000 euro (rate da 300 euro), un altro da 15.000 euro (rate da 250 euro, un’ altro ancora da 3000 euro (rate di 50 euro).

Inoltre, ho un debito di 3500 euro per una carta di credito con rate da 80 euro.

Ma non è finita qui: sto pagando un mutuo trentennale con rata mensile di 450 euro, che ho sempre, fino ad ora, rispettato pur arrivando a situazioni di vero e puro disagio economico.

In casa viviamo con il mio solo stipendio di 1500 euro (con già attiva una cessione del quinto di 300 euro) e la pensione di invalidità di mia moglie (200 euro).

Le società di recupero crediti mi stalkerano e mi fanno passare la voglia di vivere.

Inoltre, per pagare le rate il mutuo eccetera, sto evitando di pagare anche le tasse, per cui avrò problemi in seguito.

Abbiamo solo la casa dove viviamo e una macchina, e vorrei evitare di perderle.

Cosa posso fare per uscire da questa situazione?

Chi è sovraindebitato, anche con un solo creditore, può rivolgersi al tribunale perché riduca, con un proprio provvedimento, l’ammontare dei debiti: è quanto previsto dalla legge 3/2012.

Dunque, il consumatore/cittadino/debitore, grazie all’applicazione della suddetta norma, ha a disposizione tre opzioni per uscire dal tunnel del sovraindebitamento:

  • piano del consumatore
  • accordo con i creditori
  • liquidazione del patrimonio

La procedura che più convenevole al suo caso è quella del piano del consumatore, dato che in tale caso non è necessario l’accordo con i creditori.

Il Piano del consumatore, consente a chiunque di rinegoziare il proprio debito con i creditori: sia che si tratti di piccoli imprenditori, che di lavoratori dipendenti, a prescindere dal reddito, dall’età, dalla collocazione geografica, dall’importo del debito.

Più dettagliatamente, la normativa prevede la possibilità per i consumatori in difficoltà di rinegoziare i propri debiti con i creditori sulla base di un piano di ristrutturazione del debito.

Il Piano va presentato al giudice e, se quest’ultimo lo approva, vengono sospese tutti i pignoramenti (quelli già in corso e quelli che devono partire). Così facendo, il cittadino può sperare di ripartire da zero, sanando completamente e soprattutto definitivamente i propri i debiti, senza doverli per forza ripagare interamente.

Per poter accedere al Piano del consumatore bisogna, comunque, aver contratto debiti solo per scopi estranei all’attività imprenditoriale o professionale svolta.

Inoltre, altra condizione perché il cittadino possa fare richiesta è che i debiti siano così alti da non poterli risanare con il proprio patrimonio.

Il debito non deve essere colpa del consumatore, ma dipendere da cause a lui non imputabili. Sarà il giudice a fare questa valutazione.

Da notare bene che si può accedere al piano del consumatore una sola volta ogni 5 anni.

Dunque, ricapitolando, i requisiti per accedere al Piano del consumatore sono i seguenti:

  • situazione di sovraindebitamento;
  • solo soggetti esclusi dalle procedure concorsuali previste nella legge fallimentare (ossia consumatori, artigiani, professionisti, ecc.);
  • on aver usufruito di tale stessa procedura nei 5 anni precedenti;
    non aver subito la risoluzione, revoca o cessazione degli effetti del piano del consumatore;
  • essere in possesso di documentazione che consente di ricostruire compiutamente la propria situazione economica e patrimoniale.

Il primo passo è trovare un professionista abilitato (avvocati, dottori commercialisti, ragionieri e ragionieri commercialisti, notai) o società di professionisti abilitati disposti ad assistere il consumatore in questa procedura.
Una volta trovato un professionista disponibile, il consumatore potrà fare istanza di nomina del professionista al Presidente del Tribunale del proprio luogo di residenza.

Dopodiché sarà il professionista a curare l’intero iter del procedimento.

Lo stesso dovrà redigere il piano del consumatore che preveda la ristrutturazione dei debiti e la soddisfazione dei crediti, con scadenze e modalità di pagamento dei creditori, anche se suddivisi in classi, con l’indicazione delle eventuali garanzie rilasciate per l’adempimento dei debiti e le modalità per l’eventuale liquidazione dei beni.

Il piano può, inoltre, prevedere la soddisfazione dei crediti attraverso qualsiasi forma, anche mediante cessione dei redditi futuri (ad esempio, con la cessione di una parte dello stipendio).

Come alternativa al piano del consumatore, può attivare il procedimento di liquidazione del proprio patrimonio.

Tale procedimento coinvolge tutti i beni del debitore, ad eccezione dei crediti aventi carattere alimentare e di mantenimento, degli stipendi, pensioni, salari e ciò che il debitore guadagna con la sua attività, nei limiti di quanto, secondo l’apprezzamento del Giudice, occorra al mantenimento suo e della sua famiglia.

Non possono essere altresì liquidati coattivamente i proventi derivanti dall’usufrutto legale sui beni dei figli e i beni costituiti in fondo patrimoniale, che i creditori conoscevano essere stati contratti per scopi estranei ai bisogni della famiglia.

Il vantaggio, non trascurabile, della procedura di composizione della crisi da sovraindebitamento, tramite liquidazione del patrimonio del debitore, e’ quello di conseguire l’esdebitazione.

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26 Ottobre 2017 · Andrea Ricciardi

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