Pensione con la ricongiunzione dei contributi.

Il problema è abbastanza semplice da comprendere.












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buonasera mi potete spiegare cosa è la ricongiunzione onerosa?
per quello che mi hanno detto credo che si tratta nei casi di ricongiungere contributi versati da più enti INPS INPDAP O FONDI PENSIONISTICI TIPO ENEL O TELECOM.

I miei hanno versato contributi nello stesso ente che è l’INPS.

mio padre ha 35 anni di contributi:
come lavoratore subordinato (domestico) i primi 5 anni, come lavoratore autononomo (commerciante) gli ultimi30 anni CONTRIBUTI VERSATI ALL’INPS volevo chiedere se lui in questo caso quando richiederà la pensione avrà il problema CON LA RICONGIUZIONE ONEROSA?

mia madre invece
ha lavorato come lavoro subordinato (domestica) per i primi 5 anni con datori di lavoro diversi e gli ultimi 30 anni con un solo datore di lavoro CONTRIBUTI VERSATI ALL’INPS. vorrei sapere se anche lei avrà problemi con la RICONGIUZIONE ONEROSA?

Il problema è abbastanza semplice da comprendere. Capita che i contributi pensionistici, nel corso della vita lavorativa, siano corrisposti a più enti previdenziali o anche, nell’ambito di uno stesso ente previdenziale, a unità di gestione diverse.

Ciascun ente previdenziale e ciascuna unità di gestione (famigerata in tal senso la gestione separata INPS) erogano prestazioni pensionistiche diverse a fronte, anche, di aliquote contributive diverse. La cosa funziona un pò come quando si investono i propri risparmi in azioni, obbligazioni a lungo o a breve termine, affidandosi a questo o a quel gestore. I risultati in termini di guadagni o perdite cambiano in dipendenza del profilo di rischio scelto, della politica di investimento del gestore a cui ci si affida, della sua bravura o, anche, solo dal ciclo economico del periodo temporale in cui vengono effettuati gli investimenti. E soprattutto, in ragione di quanti soldini si affidano al piano di accumulo pluriennale.

Alla fine il lavoratore ha due alternative: la prima è quella di percepire ciascuna rendita finanziaria maturata con il particolare ente previdenziale e/o gestore, a cui nel tempo ha versato i propri contributi, così come risultano determinate al momento di andare in pensione.

La seconda è quella di rapportare (ricongiungere) tutte le rendite finanziarie da percepire a quella più remunerativa. In questo caso vengono effettuati calcoli complessi (difficili da capire ed oscuri a chiunque) per mediare gli oneri contributivi che il lavoratore avrebbe dovuto sostenere al fine di conseguire i risultati migliori. Non solo, vengono poi applicati astrusi algoritmi di matematica finanziaria attuariale per determinare gli oneri “futuri” – in base alle aspettative di vita ed in ragione dell’età del pensionato – che gli consentiranno di godere di un trattamento rapportato alla “migliore” prestazione pensionistica fra quelle maturate.

Questi costi passati e futuri, così calcolati, si pagano in anticipo e costituiscono gli oneri di ricongiunzione, ovvero gli importi da corrispondere per ottenere quella che lei indica come “ricongiunzione onerosa”.

Non è nient’altro che una scelta economica e come tale sottoposta alla “fortuna” dell’individuo che compie la scelta. Se la vita del pensionato è lunga e si accompagna alla possibilità di reversibilità ad un coniuge superstite che avrà pure lunga vita, sostenere gli oneri di ricongiunzione risulterà sicuramente conveniente.

Se il pensionato non ha moglie o figli minori, e lascia questo mondo poco tempo dopo essere stato messo “a riposo” il pagamento degli oneri di ricongiunzione costituirà solo una spesa inutile, una risorsa finanziaria sottratta gli eredi.

In questa sede, e per ritornare alla sua domanda, la cosa importante su cui insistere è che il pagamento degli oneri di ricongiunzione configura una libera scelta e non un obbligo.

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11 Novembre 2011 · Simone di Saintjust

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