Difetto di conformità Smartphone












Ho acquistato ad aprile e maggio 2013 numero 2 smartphone clone cinesi (Iphone5), (€170,00 / cad) che dopo un mese e anche successivamente ho riportato in assistenza per riscontrate continue anomalie di funzionamento.

Al quarto intervento dopo la loro sostituzione, sono stati riportati nuovamente in assistenza.

Complessivamente in circa due anni sono stato senza telefono circa un anno per i lunghi tempi di riparazione (anche di tre mesi).

Recentemente ho riscontrato una decurtazione del credito telefonico attraverso sms (12cent/cad) che partono in modo nascosto e non sono visualizzabili se non attraverso la verifica del credito/traffico telefonico.

Da un’indagine di una compagnia di sicurezza tedesca (Gdate) sembra che i cloni cinesi contengono all’interno del firmware alcuni spyware preinstallati di default.

Per quanto sopra ci sono i presupposti per chiedere il rimborso anche parziale dell’importo pagato tenendo conto dell’uso del bene?

Purtroppo, per acquisti effettuati da fornitori con sede sociale al di fuori della Comunità europea non è possibile invocare le norme del Codice del consumo.

Per quanto attiene lo spyware sarebbe necessario, in giudizio, magari tramite una CTU, dimostrare la presenza nativa di malware nei dispositivi acquistati. La controparte, infatti, potrebbe sempre eccepire che il malware si sia installato involontariamente, dopo l’acquisto.

In via generale, in Italia, la difettosità frequente e ripetuta di un dispositivo elettronico, a parte la questione dello spyware già chiarita, costituisce comunque un valido motivo per ottenere una ulteriore sostituzione oppure il rimborso di parte del prezzo pagato all’acquisto.

Tuttavia, resta da valutare se un’azione giudiziale, nella fattispecie, sia economicamente conveniente dal momento che, in caso di vittoria, si proporrebbe il problema del recupero del credito da un operatore cinese.

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7 Aprile 2015 · Ludmilla Karadzic