Mutui – qual è la differenza tra tasso Bce e tasso Euribor?

In che misura l'obbligo delle banche di offrire mutui agganciati al tasso BCE si traduce in un vantaggio per i mutuatari

Ho letto che una delle novità contenute nel provvedimento anti-crisi, varato dal Governo agli inizi di dicembre, prevede dal primo gennaio 2009 l’obbligo per le banche italiane di offrire mutui agganciati al tasso Bce e non all'Euribor.

Ma perché è nata l’esigenza di questo cambiamento? E, soprattutto, in che misura ciò si traduce in un vantaggio per i mutuatari?

Vorrei inoltre capire qual è la differenza tra il tasso Bce e quello Euribor.

Grazie per l'attenzione, Sergio Benvenuto - Roma

Tasso EURIBOR

Il tasso EURIBOR è un parametro costruito dallo stesso sistema bancario per prestarsi denaro e si colloca quindi nel punto di equilibrio tra domanda e offerta. La durata del finanziamento influisce sul costo del denaro e fa distinguere i diversi tassi Euribor a uno, tre e sei mesi.Per l’indicizzazione dei mutui il più usato è quello trimestrale.

Tasso BCE

Il tasso Bce è fissato dall'autorità europea e risponde a logiche di politica monetaria: aumenti e tagli mirano, di volta in volta a contrastare l’inflazione o a favorire la crescita economica. Inoltre, va detto che il tasso Bce promette anche maggiore trasparenza nei mutui che lo utilizzeranno come parametro: è un dato ufficiale, facilmente reperibile in qualsiasi momento e ogni sua modifica viene riportata ampiamente da tutti i mezzi di informazione.

Differenze fra tasso EURIBOR e tasso BCE

Altra differenza fra tasso EURIBOR e tasso BCE è la maggiore volatilità dell'Euribor rispetto al tasso Bce che risulta invece molto più stabile. Tanto che l’Euribor negli ultimi mesi del 2008 ha sofferto di una situazione eccezionale causata dalla crisi finanziaria che ha di fatto bloccato le operazioni interbancarie: nessuna banca era disposta a prestare soldi a un’altra e intanto l’Euribor cresceva a livelli record.

I numeri più delle parole: al massimo dell'Euribor a tre mesi, toccato il 9 ottobre 2008 al 5,39%, la rata di un mutuo da 200.000 euro a 30 anni (a tasso variabile con uno spread dell'1%) aveva infatti raggiunto un massimo di 1.250 euro al mese.

A metà gennaio 2009, dopo 60 sedute di cali consecutivi e con l’Euribor sceso sotto la soglia del 3%, la stessa rata vale 964 euro, con un risparmio di 286 euro al mese, pari a 3.432 euro l’anno.

Risparmi consistenti anche per i mutui a durata e importo minori: su un finanziamento da 100.000 euro a 20 anni si pagano 129 euro in meno al mese, dal momento che la rata è scesa dai 739 euro di ottobre a 610 euro attuali. Ritocchi all'ingiù che garantiscono così un risparmio annuo di 1.548 euro all'anno.

Scende il tasso EURIBOR ma lo SPREAD resta alto

Ma se è vero che i tassi ufficiali sono calati molto ed è sceso anche l’Euribor, va affrontato il capitolo “spread”, vale a dire la maggiorazione percentuale applicata sul tasso di riferimento.

L’accusa delle associazioni dei consumatori è stata sempre chiara: gli spread applicati dalle banche sono stati sempre alti e ora lo sono ancora di più perché risentono delle difficoltà del settore del credito. Se una volta, infatti, lo spread medio era tra lo 0,70% e lo 0,90% ora (gennaio 2009) si va mediamente dall'1,30% all'1,70%.

Così per i mutuatari con il tasso variabile, il risparmio è sempre più basso di quello dovuto, perché questa maggiorazione percentuale incide troppo poi sulla rata finale.

Così, anche se il tasso Bce prenderà il posto dell'Euribor come tasso di riferimento, l’ago della bilancia sarà sempre lo spread con il quale le banche potranno annullare la differenza del risparmio.

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22 Agosto 2013 · Piero Ciottoli