Difendersi dal racket

Attenzione » il contenuto dell'articolo è poco significativo oppure è stato oggetto di revisioni normative e/o aggiornamenti giurisprudenziali successivi alla pubblicazione e, pertanto, le informazioni in esso contenute potrebbero risultare non corrette o non attuali.

La criminalità organizzata cerca di insinuarsi anche nell’economia produttiva legale: cerca di impadronirsi di attività economiche pulite, affinché diventino la “copertura” di altre illecite. Lo fa minacciando coloro che esercitano un mestiere o un’attività imprenditoriale, commercianti, artigiani, liberi professionisti, imprenditori, ecc., e spesso ci riesce. La minaccia è un’arma subdola e crudele, che si manifesta in mille modi diversi ed in crescendo: i pneumatici dell'auto tagliati da una lama, il vetro del negozio forato da un unico proiettile, la porta dello studio o di casa imbevuta di benzina, ed altro ancora.

A questo punto, eccoli presentarsi, solerti e puntuali, per offrirti, in cambio di denaro, la loro “protezione” da altri fatti certamente più gravi: l’auto bruciata, il negozio imbottito di tritolo, la casa saccheggiata o, peggio, minacce all'incolumità personale.

In quell’attimo ognuno di noi si sente solo.

Se paghi il “pizzo” anche una volta sola, entri in un sistema in cui, via via, diventi vittima permanente della criminalità, sino al punto di rischiare la tua vita. Ogni tentativo di estorsione, pur velato od a te poco chiaro, va reso noto alle Associazioni di categoria, alle Associazioni antiracket o alle Forze dell'Ordine.

Non avere dubbi e non indugiare: informare le Associazioni, parlare con chi ti offre aiuto, denunciare le richieste estorsive, ti toglie dell'isolamento, ti dà forza e strumenti per vincere. La denuncia alle Forze dell'Ordine è vincente: un apposito studio ci dice che, per quanto possa risultare sorprendente, statisticamente non sono emersi casi in cui la vittima di un’estorsione che si sia rivolta alle Forze dell'Ordine o al Magistrato abbia subito ritorsioni.

Decalogo antiracket

1. Non sottovalutare mai il primo segnale “strano”, la telefonata sospetta, il primo passaggio dal negozio di persone insolite.

2. Non rimanere isolato: mettiti subito in contatto con la tua Associazione che ti può assistere, con le Forze dell'Ordine, con il Sindaco: un contatto con le autorità di Polizia non comporta la formale denuncia del presunto estorsore.

3. Collabora con le Forze dell'Ordine: la tua Associazione e le Forze dell'Ordine ti garantiscono il necessario anonimato. Insieme, si può individuare una strategia per “incastrare” coloro che tentano l’estorsione, senza chiamarti in causa direttamente.

4. Non chiudere subito la trattativa con l’estorsore. Prendi tempo: si possono attuare caute strategie di successo per farli arrestare tutti.

5. Non pagare subito la prima somma richiesta. All’inizio, il criminale ti dà tempo per decidere. Usalo per la trattativa: deve venire allo scoperto il maggior numero di persone coinvolte; quando si chiude la trattativa, interviene sempre un capo per superare le tue ultime esitazioni: adesso può scattare la trappola.

6. Non fidarti dei falsi amici. Spesso entrano in gioco nuove figure per la mediazione. Chi interviene è, di solito, un altro imprenditore che già paga da molto tempo il cui invischiamento è ad uno stato già avanzato.

7. Non cedere alla paura. Durante la trattativa, si ricorre a violenza, attentati e minacce per superare la tua resistenza. E il momento più delicato. Se cedi adesso è finita: hai ceduto per sempre. Mai e poi mai bisogna pagare.

8. Evita di esporti da solo. Bisogna ridurre al minimo il rischio individuale. Occorre parlare con altri colleghi, coinvolgi la tua Associazione di categoria.

9. Ricerca la solidarietà dell'intera comunità. L’estorsione non colpisce solo gli imprenditori e gli operatori commerciali ma tutti i cittadini. Rivolgiti a persone che possono mettersi in contatto con l’Associazione, le Forze dell'Ordine, il Sindaco.

10. Ribellati al ricatto: non sei più solo. L’Associazione di categoria, con i propri legali, interviene nel processo penale, sostenendoti, costituendosi parte civile e dando risonanza alla sentenza di condanna.

9 Novembre 2007 · Loredana Pavolini




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