Unione bancaria » L’accordo europeo è stato raggiunto

Unione bancaria » L'accordo europeo è stato raggiunto

Unione bancaria: L’Unione Europea (Ue) è arrivata ad un accordo-svolta che può decidere del suo futuro, e che interessa da vicino gli sforzi italiani volti ad agganciare una ripresa altrove emergente.

I 28 paesi dell'Unione Europea hanno firmato l'accordo sul meccanismo unico di gestione delle crisi bancarie raggiunto dai ministri delle Finanze.

L'accordo dell'Ecofin prevede la messa in comune graduale delle risorse nel fondo di risoluzione.

L'obiettivo dei Ventotto è di far si che il Parlamento europeo approvi il pacchetto entro la fine della legislatura, ossia entro aprile.

L'accordo

Dopo tre giorni e tre notti di intense e talvolta vivaci discussioni, prima in sede ristretta su richiesta tedesca, poi all'Eurogruppo e infine nell’Ecofin, è stato raggiunto l'accordo sulla più cruciale delle questioni.

La domanda era chiara: come deve rispondere l’Europa se una banca, una grande banca europea, si trova sull’orlo del fallimento e minaccia di seminare panico tra i risparmiatori e contagi mortali nel sistema finanziario?

Beh, il pacchetto prevede la nascita di un consiglio di risoluzione, di un fondo di risoluzione e di un paracadute finanziario da utilizzare mentre il fondo sale a regime.

L'accordo si basa su un regolamento e un trattato intergovernativo.

Quest'ultimo è stato voluto da alcuni paesi, in particolare la Germania, per dare una base legale certa al fondo di risoluzione.

Il nuovo assetto è un tassello dell'unione bancaria e giunge sulla scia del trasferimento della vigilanza bancaria alla Banca centrale europea.

Unione bancaria: la storia

Il negoziato sul meccanismo unico di risoluzione delle banche, che va avanti da giugno, è stato sempre ostaggio della Germania: prima bloccato in attesa delle elezioni tedesche, poi appeso ai no di Berlino sul fondo comune.

Ma i diktat di Berlino adesso cadono, grazie anche all'Italia che con la sua posizione determinata, espressa alla stessa Germania in una lettera del 13 dicembre, ha tenuto il punto fino quasi a minacciare un rinvio dei lavori che la Ue invece vuole chiudere entro l’anno.

L’Italia, nella lettera indirizzata ai ministri di Germania, Francia, Olanda, Spagna e alla presidenza Ue, chiedeva che vi fossero «paracadute» comuni fin dall'entrata in vigore della risoluzione unica.

La Germania invece voleva che gli Stati se la vedessero da soli fino all'entrata in vigore del fondo unico di risoluzione, cioè lo strumento alimentato dalle banche che sarà pienamente finanziato e quindi in grado di assolvere alla sua funzione, tra 10-15 anni.

Ma poiché le regole comuni di risoluzione delle banche entreranno in vigore nel 2016, l’Italia era preoccupata che in questa fase di transizione l’eventuale salvataggio delle banche non fosse adeguatamente coperto.

Per questo ha chiesto, e ottenuto, paracadute da subito: ci sarà un backstop nel periodo di transizione, e anche dopo, che servirà a garantire che il sistema abbia risorse necessarie da subito.

In pratica il paracadute sarà un istituto che potrà fare dei«prestiti ponte alle banche, prendendo fondi da Stati, o dal fondo salva-Stati Esm.

Sull’uso dell'Esm però la Germania è ancora contraria.

In ogni caso si tratta di prestiti, quindi le banche dovranno rimborsare tutto, anche con tasse ex-post sugli istituti stessi. Perché su un punto Berlino non cede: mai più soldi degli Stati, e quindi dei contribuenti, per salvare il settore bancario.

26 Dicembre 2013 · Patrizio Oliva