Separazione » Si configura il reato di appropriazione indebita se si sottraggono beni dall’ex casa coniugale

Dopo la separazione, qualora un ex coniuge sottragga dei beni dall'ex casa coniugale commette il reato di appropriazione indebita.

Il coniuge che non prenda di buon grado la pronuncia del giudice e si appropri, prima di lasciare la casa assegnata all'ex di una serie di beni, come oggetti di arredo, suppellettili o elettrodomestici, si procura un ingiusto profitto e deve rispondere del reato di appropriazione indebita.

Questo l'orientamento espresso dalla Corte di Cassazione con sentenza 11276/2013.

A nessuno fa piacere l’idea di lasciare la casa coniugale senza poter portare via i propri beni.

Bisogna dire, però, che quando il giudice pronuncia la sentenza di separazione, assegnando la casa familiare a uno dei due coniugi, attribuisce sempre l’appartamento insieme a tutti quei beni e servizi necessari ad assicurare l’ordinaria organizzazione della vita familiare, a prescindere da chi ne sia il proprietario.

Con questa disposizione, la normativa vigente garantisce ai soggetti che rimangono ad abitare la casa coniugale la continuità delle abitudini domestiche nel luogo che ha costituito prima della separazione l’habitat familiare.

La casa familiare, infatti, è il nucleo centrale delle consuetudini, degli interessi e degli affetti in cui si esprime e si articola la vita familiare, e si identifica unicamente con quell'appartamento che ha costituito il centro di aggregazione della famiglia durante la convivenza coniugale.

Con la pronuncia in esame, pertanto, gli Ermellini hanno chiaramente disposto il principio per cui sottrarre dei beni dalla casa familiare assegnata all'ex coniuge è reato di appropriazione indebita.

Bisogna notare, però, che questo comportamento non è sempre punito dalla legge penale in quanto il reato è escluso se il prelevamento di beni avvenga a danno del coniuge non legalmente separato, ossia prima della sentenza di separazione.

26 Giugno 2014 · Stefano Iambrenghi